La difficile fase dell’adolescenza

Sono una ragazza di diciassette anni e pertanto sono ancora ufficialmente in piena adolescenza. La vita non è mica facile come sembra per noi adolescenti. Gli adulti, infatti,   ci puntano il dito contro senza pensare che, in realtà, noi siamo impegnati nella costruzione della nostra identità e questo, da sempre, porta al manifestarsi di forme di ribellione nei confronti di ogni autorità. Detto così sembra una cosa da tosti, ma noi abbiamo buon senso e ci sappiamo imporre dei limiti da non superare, forse…

L’adolescenza è un periodo di passaggio tra l’infanzia e l’età adulta in cui le nostre emozioni sono ampliate, iniziamo a provare sentimenti di amore, ma abbiamo anche le nostre prime grandi delusioni. Insomma, siamo spesso un caos, ma in realtà dietro tutto questo, dietro ai nostri errori, alle feste, alle cattive esperienze, ai rimproveri e soprattutto alle nostre risate si possono trovare tante di quelle paure… perché abbiamo la consapevolezza che tutto intorno a noi si può rivelare marcio e mascheriamo ciò con il divertimento, anche se per noi adolescenti il divertimento è fare cose sbagliate, esagerare.

Ma noi siamo gli stessi adolescenti che vorrebbero cambiare il mondo, perché al giorno d’oggi non ci vanno bene troppe cose, come ad esempio l’odio per il diverso e l’inquinamento. Noi giovani non vogliamo un mondo grigio e pieno di odio, vorremmo colorarlo. Siamo gli stessi adolescenti che da grandi vogliono fare l’avvocato, per poi studiare per tutta la vita e ritrovarsi a trent’anni con un lavoro precario.

Purtroppo all’età di tredici anni il sistema scolastico italiano ci mette davanti alla fatidica scelta della scuola da frequentare per altri cinque anni, ma a quell’età non sempre sai chi sei e cosa vorrai fare da grande, cambi idea sul tuo futuro ogni giorno e dopo cinque anni (se tutto va bene) ti ritrovi con un diploma, ma con grandi difficoltà a trovare un lavoro. Qui in Italia se non fai l’università, o perché non te lo puoi permettere o perché non vuoi studiare, nella migliore delle ipotesi finisci a lavorare in un bar, sfruttata e sottopagata! Ovviamente spero che tutto questo possa cambiare, spero che un adolescente non abbia paura di finire la scuola perché non sa che fare, perché non c’è lavoro.

Fin da bambini ci raccontano le favole che finiscono con “… e vissero per sempre felici e contenti” e il mio lato infantile, forse ancora un po’, spera proprio in quel finale.

Lucrezia Scalzo 3AT