I BUFFALO SOLDIERS

‘Buffalo Soldiers’, ‘Soldati Bisonte’ in italiano, è un soprannome, conferito originariamente ai membri del 10° Reggimento di Cavalleria dell’Esercito degli Stati Uniti dalle tribù dei Nativi Americani contro cui combattevano. Il reggimento fu creato il 21 settembre 1866 a Fort Leavenworth, Kansas. Alla fine il termine incluse il 9° e 10º Reggimento di Cavalleria, il 24° e il 25º Reggimento di Fanteria, nonché il 27° e il 28º Reggimento di Cavalleria.

Combatterono durante la guerra di Secessione Americana e la Prima Guerra Mondiale. Tuttavia durante la Seconda Guerra Mondiale si distinsero particolarmente. All’inizio del XX secolo i Buffalo Soldiers si trovarono ad essere utilizzati più come forza lavoro e truppe di servizio piuttosto che come unità destinate al combattimento attivo. Durante la Seconda guerra mondiale il 9º e il 10º Reggimento di Cavalleria furono smantellati e i soldati che ne facevano parte vennero trasferiti in unità ausiliarie, insieme all’intera 2ª Divisione di Cavalleria. Ciononostante, uno dei reggimenti di fanteria, il 24°, prestò servizio in combattimento nel teatro di guerra del Pacifico, così come la 92ª Divisione di Fanteria, che combatté durante la Campagna d’Italia nel teatro di guerra del Mediterraneo.

I soldati di colore furono impiegati in tutte le unità: ad esempio furono addestrati aviatori neri, che giocarono un ruolo importante nella guerra aerea in Europa, guadagnandosi una reputazione di abilità e coraggio. All’inizio del 1945, dopo l’Offensiva delle Ardenne, le forze americane in Europa si trovarono a corto di truppe combattenti. L’embargo sull’utilizzo di soldati neri in combattimento fu quindi allentato. I Buffalo Soldiers, anche se soldati valorosi e leali, furono vittime di discriminazioni razziali, segregazioni e calunnie da parte dei loro compagni bianchi, sia soldati semplici che alti ufficiali, con feroci accuse di codardia e pavidità, poi messe definitivamente a tacere dalle scuse ufficiali della Casa Bianca. Infatti durante quel periodo, in America, gli afroamericani erano visti di malocchio e disprezzati solamente per il colore della pelle.

Tuttavia in Italia, durante la liberazione, un soldato afroamericano, un certo Ivan J. Houston, scrive: “I bianchi italiani ringraziavano noi, neri americani, per averli liberati e ci ricoprivano d’affetto. Ma nel nostro Paese restavamo cittadini di secondo livello sotto tutti i punti di vista”. Houston fa bene intendere la felicità degli italiani, che non curanti del colore della pelle, elogiano lo stesso gli “americani neri”, considerandoli alla pari dei commilitoni bianchi. Questi soldati “diversi” ci fanno riflettere su come tutti gli uomini siano uguali, indipendentemente dal colore della pelle, anche di fronte a una di quelle più grandi e terribili prove della vita che è la guerra. Immagino quanto stupore abbiano provato i soldati bianchi quando scoprirono che il colore del sangue era lo stesso dei Buffalo Soldiers! 

Articolo di Matteo Piroli