Margaret Cavendish: la donna che scardinò i pregiudizi

La società odierna non si può definire di stampo femminista, ma di certo lo è molto di più rispetto agli anni passati. Le donne, nell’ultimo secolo, hanno acquisito molti diritti e tutto questo è stato possibile solo grazie a donne con la D maiuscola.

Anche se oggi non se ne riconoscono ancora i meriti, il genere femminile è stato fondamentale per lo sviluppo scientifico, lasciando il segno in molti campi, come ad esempio in quello della filosofia.

Le donne si sono fatte strada in una tradizione maschilista, che le opprimeva da secoli e hanno superato i pregiudizi di una società ingiusta, in cui venivano definite inferiori o non all’altezza degli uomini.

Proprio nella storia della filosofia possiamo notare che non è presente quasi nessun nome femminile, ma non perché non siano mai esistite le filosofe, ma perché il loro lavoro venne sempre duramente criticato dalla società maschilista e cancellato dalla storia.

Possiamo fare l’esempio di Aristotele, uno dei pensatori più illustri della filosofia greca, il quale sosteneva che le donne non fossero adatte al pensiero filosofico. Quindi perché stupirsi se il lavoro delle donne filosofe non è mai stato riconosciuto e preso in considerazione?!

Margaret Cavendish, una filosofa e scrittrice del ‘600, fu riscoperta intorno al 1970, grazie ai movimenti femministi. Nacque in Inghilterra nel 1623 e, nonostante avesse composto molti scritti di filosofia sulla natura, diventò famosa per la biografia di suo marito, William Cavendish, conosciuto in Francia durante la rivoluzione inglese.

Margaret Lucas, il suo nome da nubile, è cresciuta in una famiglia ricca e numerosa, perse il padre all’ età di soli 2 anni e fu cresciuta dalla madre, che le trasmise un forte spirito di indipendenza, quindi non poteva che diventare femminista, cosa fondamentale per poter affrontare a gamba tesa tutte le ingiustizie portate dalla società patriarcale dell’epoca. Infatti essa riteneva che la donna fosse limitata a causa dei pregiudizi della società, che la voleva sottomessa e passiva. Il suo pensiero femminista risalta soprattutto in uno dei suoi saggi (Observations upon Experimental Philosophy) dove vuole rivalutare il ruolo femminile, contrastando filosoficamente le considerazioni aristoteliche sull’inferiorità della donna.

Margaret ha ricevuto un’educazione mediocre, come quella di tutte le donne dell’epoca, basata sull’ insegnamento elementare: leggere, scrivere, ballare e cantare, essa però decide di iniziare a studiare autonomamente diverse discipline, così da poter entrare in quel mondo dominato dagli uomini ed essere considerata loro pari.

Si appassionò particolarmente alla filosofia della natura, grazie a suo fratello John Lucas, uno dei padri fondatori della Royal Society, e incrementò questo suo interesse con il marito (duca di New Castle, da cui prese il titolo di duchessa), che la introdusse nel New Castle Circle, dove ebbe l’opportunità di conoscere e confrontarsi con molti intellettuali come Hobbes e Cartesio.

Quando il marito venne esiliato, Margaret si reca a Londra ed è lì che si dedica maggiormente ai suoi scritti e ne pubblica parecchi, come nessun’altra donna si era mai permessa prima, inoltre in essi discute di temi inusuali per una donna, come dualismo cartesiano, materialismo di Hobbes e visione meccanicistica della natura.

 

Non era una donna qualunque, ma si distinse per aver impiegato la maggior parte delle sue energie per elaborare un dottrina originale, fece di tutto per diffondere le sue opere, infatti mandava i suoi testi ad importanti intellettuali come Hobbes, firmandosi con il suo nome, al contrario delle poche donne dell’epoca che scrivevano in anonimo, poiché la filosofia era ritenuta esclusiva degli uomini.

 

Era un soggetto stravagante, lo si può capire dal suo inusuale e unico modo di vestire e anche dal suo modo di pensare, criticando l’aristotelismo e la filosofia meccanicistica. Sapeva benissimo di andare contro le convenzioni sociali e che sarebbe stata criticata non solo dagli uomini, ma anche dalle donne, alle quali, nonostante ciò, chiedeva un supporto per rendere onore al loro genere.

Come da lei previsto infatti molti uomini le attribuirono l’appellativo di “the mad magde”, definendola pazza, presuntuosa e ridicola.

Questo è un estratto, preso da un suo testo: “Immagino che sarò censurata da quelle del mio stesso sesso e che gli uomini considereranno il mio libro con un sorriso di scherno, pensando che le donne ambiscano ad arrogarsi molte delle loro prerogative, ritenendo che i libri siano la loro corona e la spada e lo scettro con cui regnano e governano”.

Nonostante tutto, riuscì a realizzare il suo più grande sogno ovvero partecipare a una riunione della Royal Society (un’assemblea scientifica di cui facevano parte gli intellettuali più influenti) e alla sua morte nel 1673 fu seppellita nell’Abbazia di Westminster come un personaggio riconosciuto.

Margaret ha sempre bramato di poter in qualche modo essere protagonista della rivoluzione e lei stessa scriverà “non desidero altro che la fama”.

Riguardo al suo pensiero filosofico possiamo dire che è attinente alle correnti filosofiche dell’Organicismo,del Materialismo, del Vitalismo e del Panpsichismo.

In conclusione possiamo dire che il mondo non era pronto ad una donna con la D maiuscola come Margaret Cavendish, una delle prime femministe che contribuì al raggiungimento della parità dei sessi.