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IL CROCIFISSO NELLE SCUOLE: SIMBOLO DI PACE O CAUSA DI ULTERIORI SEPARAZIONI?

Risale all’epoca monarchica e fascista la legislazione attualmente valida che prescrive la presenza dei crocifissi nelle scuole.

Dopo la Legge Lanza del 1857 l’insegnamento della religione cattolica diventò il fondamento dell’istruzione religiosa, essendo all’epoca il cattolicesimo religione di Stato.

Quando però nel 1948 entrò in vigore la Costituzione e i Patti Lateranensi vennero revisionati, Chiesa e Stato divennero indipendenti e il cattolicesimo non fu più considerato religione di Stato.

Sebbene in seguito agli “accordi di Villa Madama” presi nel 1984 l’Italia divenne definitivamente uno Stato laico, vennero comunque istituite leggi che ribadivano la presenza del crocifisso nelle scuole, rimarcata inoltre dal Consiglio di Stato secondo il quale “la croce rappresenta il simbolo della civiltà e della cultura cristiana”.

Al giorno d’oggi sono fonti di varie polemiche tra laici e cattolici e controverse le opinioni dei cittadini sull’esposizione del crocifisso nei luoghi pubblici e in particolare nelle scuole.

La croce è infatti considerata da molti un simbolo che ricorda le origini culturali dell’Italia, poiché legato alle sue radici e tradizioni.  

Atei, agnostici e cittadini di diverse confessioni religiose invece preferiscono mantenere la scuola laica e libera da simboli appartenenti a una cultura sicuramente dominante, e quindi che spesso schiaccia le altre culture minoritarie.

É quindi necessaria l’esposizione di tale emblema religioso? É davvero questo ciò che rappresenta la cultura dell’Italia?

Secondo il Consiglio di Stato lo è: esso ha infatti ribadito nel 2006, in seguito a varie richieste da parte dei cittadini di avere il diritto di staccare la croce dalle aule scolastiche, che il crocifisso assume addirittura la valenza di esprimere i principi dei valori civili e ha una funzione educativa.

Tale idea è pienamente condivisa da alcuni politici italiani, come gli esponenti della lega.

Un esempio recente ha avuto luogo nel 2019, quando il sindaco leghista di Ferrara Alan Fabbri, che in seguito ha ricevuto i complimenti da parte del senatore Matteo Salvini, ha ordinato 385 crocifissi per le aule scolastiche. 

Nel 2011, anche la Grande Chambre della Corte europea dei diritti dell’uomo ha affermato che l’esposizione del crocifisso in luoghi pubblici non viola i diritti umani. 

Ma allora perché tutt’oggi i cittadini italiani che non appartengono a quella cultura dominante citata prima continuano a chiedere la rimozione di tale simbolo religioso?

 

Articolo di Nora Natale