LA PENA DI MORTE NEL MONDO

Amnesty International, l’organizzazione internazionale non governativa impegnata nella difesa dei diritti umani, si batte da anni per abolire definitivamente la pena di morte nel mondo, perché viene ritenuta una violazione del diritto alla vita. 

In 139 paesi, la pena capitale è abolita o non applicata,  mentre sono 58 gli stati in cui è ancora in vigore, tra i quali la Cina, l’India, il Giappone, la Corea del Nord, l’Iran e gli Stati Uniti. Tra i 139 paesi, in 97 è abolita completamente, in 8 è abolita per reati comuni e in 35 è mantenuta nella norma giuridica ma non viene applicata da oltre 10 anni.

L’Italia è stato uno dei primi paesi ad abolirla nel 1889 per poi reintrodurla durante il regime fascista nel 1930, vietarla nel 1948 ed infine cancellarla definitivamente nel 1994. Negli Stati Uniti è invece legale a livello federale: 28 stati la applicano ancora. In Arabia Saudita, si può essere condannati a morte anche per reati minori, come la rapina, il traffico di droga, il sabotaggio o anche per sodomia, apostasia e adulterio.

La situazione più critica si trova in Cina, dove il numero delle esecuzioni è ritenuto un segreto di stato, ma Amnesty International stima sia il paese con numero di pene capitali più alto, seguito dall’Iran. Sempre secondo l’organizzazione, nel 2019 sono state 657 le esecuzioni (esclusa dal conteggio la Cina), con una diminuzione del 5% rispetto all’anno prima. Si contano ben 251 uccisioni in Iran e in Arabia Saudita 184, numero più alto mai registrato per il paese. Calano invece notevolmente in Giappone e a Singapore. 

La situazione nel mondo tutto sommato è incoraggiante anche se rimane un piccolo numero di paesi in cui si continua a ricorrere sempre più spesso alla pena capitale.    

Articolo di Andrea Graziano