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Migranti. Uno dei temi più discussi prima dello scoppio della pandemia da coronavirus, ma ora?

Occupavano copertine di telegiornali, intestazioni di quotidiani ed erano tra i punti più discussi in politica e in televisione. Non appena c’è stata la diffusione del Covid-19, per quanto si tratti di una situazione assai critica, sono spariti quasi completamente dalla scena. Che fossero solo un argomento di campagna elettorale?

La politica italiana ormai la si conosce bene: i partiti, più che trovare i loro punti di forza e avanzare proposte che possano essere efficaci, tendono con i loro leader a scannarsi a vicenda. Una politica volta a trovare il difetto dell’altro, un partito d’opposizione o comunque uno diverso dal proprio, senza far emergere quasi alcun proprio pregio. Una politica che più che costruire si auto-demolisce. Una politica capace di servirsi di qualsiasi tematica, anche tra le più sensibili e delicate, come mezzo di campagna elettorale. E così, non appena i riflettori sono stati puntati sul problema della pandemia, ecco che d’un tratto un’altra questione di vita o di morte di persone viene trascurata in modo non indifferente. Non solo dal mondo della notizia, ma sembra anche dal mondo politico. E se il minor numero di informazioni si tramuta in una inconsapevolezza e una maggiore indifferenza tra le persone verso un tema così forte e, sia chiaro, tutt’ora presente, sorge un forte dubbio: tutti quei discorsi di politici, spesso in programmi televisivi, sul permettere o meno gli sbarchi sulle coste italiane (ma non solo), sui traffici di migranti e sulla morte di persone in mare, perché sono svaniti? La loro quotidiana presenza è chiara. Da ciò si deduce che se un tema così delicato e così di attualità, che era tanto discusso, e molto frequentemente a scopi di campagna in ambito politico, all’improvviso viene gettato nel dimenticatoio perché si tende a concentrarsi su altro, senza che sul precedente problema sia stato risolto o concluso qualcosa, probabilmente tutti quei discorsi finiti in fumo erano solo fini a se stessi e alla ricerca di voti.

Com’è possibile una tale mancanza di umanità? Sembra che il solo e unico problema sia di dover adottare delle misure per non contagiarsi, quando nel mondo ci sono paesi in cui nemmeno c’è acqua. Paesi in cui senza igiene si è esposti a malattie ancora più pericolose di quel virus di cui si sente molto parlare. Paesi in cui sono presenti guerre continue, in cui sono in atto persecuzioni anche di carattere religioso. E, attenzione, paesi in cui non sono rispettati i diritti umani. Dove le donne non sono rispettate; dove a chi pratica un culto diverso da quello radicato viene inflitta la pena capitale; dove ci sono persone uccise per il loro orientamento sessuale. Quanto se ne sente parlare? Quanto ci si ricorda di quello che succede di così poco umano? Perché non se ne parla abbastanza?

Ancora più difficile da comprendere è il comportamento indifferente o a volte critico, irrispettoso e, va detto, letteralmente disumano, di chi nega l’accoglienza a chi scappa da tutto ciò. A chi cerca non una vita migliore ma una vita. È sufficiente dire vita.

A questo punto è chiaro quanto sia estremamente importante parlare di queste tematiche, ma soprattutto farlo in modo serio per cercare di risolvere. Tentare di dare una mano a chi si trova in pericolo di morte e a chi cerca, e spesso non trova, un mondo migliore.

Riccardo Mufatti, 3BCL