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Maladaptive daydreaming, la sindrome di chi vive in un mondo fantastico

A tutti noi, almeno una volta nella vita, sarà sicuramente capitato di fantasticare, sognare ad ogni aperti e immaginare quindi situazioni/personaggi che non esistono, ma sono esclusivamente frutto della nostra mente.
Questo processo non è affatto una cosa negativa, anzi, secondo alcuni studi sulla psicologia, il fantasticare permette al nostro cervello di lavorare più attivamente e sviluppare una maggiore elasticità.
Tuttavia, cosa succede se la nostra mente è costantemente distaccata dalla realtà, poiché focalizzata, per ore ed ore, a sognare ad ogni aperti?
Questo fenomeno prende il nome di Maladaptive daydreaming, o meglio conosciuto, come disturbo da fantasia compulsiva. Il disturbo, infatti, è accompagnato da un costante bisogno di fantasticare, portando il soggetto che ne è affetto a distaccarsi dalle persone e dal mondo reale. Il sognatore ha una o più vite immaginarie parallele alla sua vera vita.
Colui che ne è affetto viene anche coinvolto dal punto di vista dei sentimenti. Nutre un profondo attaccamento verso i personaggi della sua realtà immaginaria, prova dei sentimenti di amore, odio e amicizia e molto spesso la storia diventa più convolgente della vita reale.
Sì pensa che, colui che è soggetto a sviluppare questo disturbo, abbia alla base della propria vita una serie di traumi e situazioni spiacevoli e quindi utilizzi il fantasticare come meccanismo di fuga da queste situazioni, oppure il fenomeno da fantasia compulsiva è presente insieme a despresione, autismo, disturbo borderline della personalità e disturbo ossessivo compulsivo.
Inoltre, i soggetti in questione, sviluppano un senso di vergogna per la situazione in cui si trovano ed evitano di mostrare le loro fantasie all’esterno. Per questo, molto spesso, tendono ad isolarsi, per essere più liberi di sognare e, se sorpresi nell’atto di compiere tale azione tendono a vergognarsene profondamente, soprattutto se il sogno è accompagnato da giri, camminate o movimenti specifici che la persona copia a personaggi inventati.
Tra i sintomi associati a tale disturbo abbiamo: Sognare ad occhi aperti, molto spesso, nel corso della giornata (a questo possono accompagnarsi anche movimenti automatici, che la persona compie come se fosse in uno stato di ipnosi, per esempio camminare, girare intorno o prendere qualche oggetto); il contenuto del sogno ad occhi aperti è spesso dettagliato ed elaborato; libri, film, musica, in particolare la musica, e altro possono essere un fattore scatenante di nuove fantasie (definiti, in inglese “triggers”, “innesco”, poiché innescano queste fantasie); può capitare che le persone con questo disturbo, si comportino in modo particolare: cioè, piangano, ridano o parlino facendo specifiche espressioni facciali, imitando i personaggi della loro mente; si manifesta un’estrema difficoltà nel smettere di fantasticare o un fortissimo desiderio di riprendere a sognare ad occhi aperti, dopo un periodo di interruzione, quasi come se fosse una dipendenza.
Questa sindrome, nonostante non sia ancora stata riconosciuta ufficialmente come problema
mentale, influisce nello svolgimento di una normale gionata: infatti, la persona in questione finisce per non mangiare, fare la doccia o altre attività di routine, perché essendo persa nel suo sogno ad occhi aperti, non ha più abbastanza tempo; può causare difficoltà ad addormentarsi, a causa del grande flusso di pensieri che circolano nella mente in continuazione.
Infine, il ritorno alla realtà del sognatore compulsivo, può rivelarsi un evento traumatico, accompagnato spesso da ansia, vergogna e senso di vuoto, fino ad arrivare persino al malessere fisico come vertigini o mal di testa.

Grazia Buttafuoco, III I