La schiavitù: com’è cambiata nel corso della storia?

 

Il fenomeno di totale sottomissione di un individuo ad un altro, il quale è privo della propria libertà è stato denominato come schiavitù; la domanda che però sorge spontanea è: nel corso degli anni questo fenomeno è sempre rimasto lo stesso o si è evoluto? La nascita della schiavitù è da attribuirsi alla nascita e allo sviluppo dell’agricoltura. Infatti a causa della necessità, sempre più ingente, di braccianti molte persone sono state sfruttate per il loro lavoro nei campi.

Potrebbe sembrare un paradosso ma questa pratica nella cultura dell’antica Grecia era perfettamente inserita nel normale sistema di produzione, e gli schiavi erano prevalentemente prigionieri di guerra o debitori. Secondo il filosofo Aristotele la società era divisa in due categorie di persone; gli schiavi e i padroni. Quest’ultimi partecipavano alla vita politica e non avevano a disposizione il tempo necessario per potersi occupare della propria casa, perciò assumevano degli schiavi. L’unico dovere che il padrone possedeva nei riguardi del proprio schiavo era provvedere al loro sostentamento.

La condizione e il trattamento degli schiavi sono migliorate parallelamente all’avvento del cristianesimo, ma il fenomeno non venne eliminato. Per esempio era presente anche nella cultura turca ed araba, mentre nel medioevo il concetto di “schiavo” venne sostituito con quello di “servo della gleba”, gli schiavi quindi non furono più legati alla casa, ma alle proprietà terriere. Per quanto riguarda il commercio degli schiavi, un ruolo importante fu ricoperto dalle repubbliche marinare; quali Venezia Genova, in aggiunta alla società ebrea. 

Nell’età moderna, in seguito alle nuove scoperte geografiche, la schiavitù si diffuse maggiormente e la pratica dello sfruttamento si inasprì; basti pensare all’arrivo delle truppe di Colombo in America e al loro atteggiamento nei confronti delle popolazioni indigene locali.

Nei secoli successivi, tra il settecento e l’ottocento, la pratica venne sminuita e abolita gradualmente. Sempre rapportandosi all’America, in seguito alle guerre di secessione, il presidente Lincoln ne abolì il principio.

La schiavitù, successivamente alla Convenzione di Ginevra, venne condannata; ogni sua forma viene vietata in base all’articolo 4 della Dichiarazione dei diritti umani, sancita nel 1948. Anche nella Costituzione Italiana è presente un riferimento, in particolare nell’articolo 3, dove si sancisce che tutti i cittadini debbano possedere pari dignità sociale. 

Quali sono le forte di schiavitù che affliggono la società attuale? Innanzitutto la tratta degli schiavi è ancora praticata, dunque molte persone vengono trasferite usando la violenza o l’inganno per poter praticare dei lavori forzati. In sostanza, la schiavitù equivale a qualsiasi fenomeno sociale nel quale la libertà della persona viene meno. Degli esempi possono quindi essere la prostituzione sia femminile che maschile, o peggio, minorile; il sequestro di persona o il fenomeno del caporalato. Esistono anche delle schiavitù a livello mentale, quali le dipendenze o affettive viste come condizioni psichiatriche.

 

Di Nicol Bertolina