Buona crisi a tutti!

Commento all’articolo di Alessandro D’Avenia “Crisi di nervi” dalla rubrica “ULTIMO BANCO”, Corriere della sera 

 

Alessandro D’Avenia cita Albert Einstein con un preciso obiettivo: fornire ai suoi studenti le coordinate per affrontare le sfide, e in particolare La sfida che la vita ci ha riservato in questo ultimo anno. Dalla notte nasce il giorno, dall’angoscia la creatività, e nella crisi le grandi scoperte. Con durezza il fisico ci impone lo sguardo su una dura realtà, che non permette l’autocommiserazione di chi riconduce i propri fallimenti alla crisi che sta vivendo. Onestamente ad una prima lettura ho trovato questa, una realtà fastidiosa, scomoda, difficile da assimilare. Perchè non posso ricondurre i miei insuccessi, i miei limiti, le mie difficoltà ad un periodo così ostile? Insomma, noi studenti dobbiamo fronteggiare una pandemia, la scuola, l’adolescenza, la famiglia e voglio potermi lamentare di tutto questo. Rileggendo l’articolo però la mia visione è cambiata. Forse se un professore mi avesse proposto una frase simile, queste considerazioni sarebbero avvenute prima e magari avrei avuto uno strumento in più in questa lotta contro il mio stesso essere. Ho sempre pensato che le sfide della vita fossero come una lotta alla sopravvivenza, una gara al più forte, una selezione naturale. C’è chi le vince e ne esce migliore, più forte, e chi rimane indietro, vittima della frustrazione disarmante e della confusione. Confusione, tutto ciò che percepivo, solo un caos tra le responsabilità e il piacere, il giusto e lo sbagliato, l’etica e il sentimento. Pensavo che una sfida come questa mi avrebbe calpestata e che nella lotta al più forte, questa volta, sarei rimasta indietro, imprigionata da me stessa. 

Come sostiene l’autore però, le parole di un fisico fuori dal comune sono perfette per mutare una paura paralizzante in una sfida, con la sola condizione di cambiare la visione che abbiamo del mondo. 

Il termine “crisi”, spiega lo scrittore, deriva dal greco ed indica il gesto di separare , nelle spighe, il grano dalla pula. E’ proprio qui che Alessandro D’Avenia tira in ballo la scuola, descrivendola come incapace di riconoscere la differenza tra un banco e un ragazzo. Talmente occupata a sanificare e distanziare da dimenticare quale sia il modo giusto per tutelare gli studenti e gli insegnanti. “Un sistema non regolato sulle persone, ma su criteri asetticamente economici e interessi politici […]” . La scuola occupa una grande parte della nostra giornata e dunque sostiene una grossa responsabilità nei confronti delle persone, che siano insegnanti o studenti, che la frequentano. Condivido il punto di vista accuratamente descritto nell’articolo, perchè negli ultimi mesi questa importante e fondamentale istituzione non è stata in grado di fornire l’appoggio e gli strumenti di cui tutti avevamo bisogno. Credo che la voglia di apparire come un insormontabile colosso del paese abbia superato l’ambizione, ben più importante, di formare pensieri critici e di educare alla vita.

Ad ogni modo le crisi vanno affrontate con o senza il sostegno delle istituzioni. Non è una passeggiata e sicuramente non si compie nell’immediato. E’ una salita che si può e si deve compiere, uscendone come una versione migliore di noi stessi. La vita è piena di crisi e perciò, come Alessandro D’Avenia ci augura alla fine dell’articolo, Buona crisi a tutti.

 

Di Martina Pretolani IID