La tecnologia: rischi e benefici

Innegabilmente, nel corso degli anni, la dimensione digitale è notevolmente progredita, svolgendo un utile ruolo nella vita delle persone, integrandosi nella quotidianità e contribuendo a molte delle ultime scoperte in diversi campi come quello medico. Nonostante ciò nella tecnologia, come in ogni innovazione, sono nascosti aspetti negativi che vanno oltre il limite della legalità come la vendita di droga o armi, la promozione di violenza e anche atti come la manipolazione mentale, spesso di minori, poiché più facilmente influenzabili, al fine di coinvolgere loro in attentati terroristici o istigare loro al suicidio. A questo proposito si sono verificati diversi episodi in cui, nella rete online, veniva proposto da account sconosciuti di iniziare un gioco, durante il quale si veniva gradualmente condizionati, terminante con il suicidio presentato come naturale da compiere in quanto sfida finale del giocatore. Dal momento che questi fenomeni prendono inizio dal Web, non incontrano nessuna difficoltà nell’ espandersi rapidamente. Un esempio può essere considerato la “Blue Whale challenge”, un gioco composto da 50 sfide caratterizzate da autolesionismo, atti illegali e il suicidio finale, iniziato in Russia nel 2016 dove ha provocato 157 morti di ragazzi tra i 9 e 17 anni e diffusosi poi rapidamente nel mondo. Il nome della sfida si rifà alle balenottere azzurre che ad un certo punto della loro vita, inspiegabilmente e senza un vero motivo, si spiaggiano e muoiono. I circa 1500 morti ogni anno ha spinto le autorità ad intervenire riuscendo a limitare i casi di manipolazione psicologica agendo così contro i cosiddetti “curatori” creatori del gioco.

Nonostante sia passato diverso tempo, nell’ultimo anno, pare che una situazione simile a quella di cinque anni fa si sia nuovamente creata con la questione di Jonathan Galindo; inizialmente limitata all’America Latina, oggi diversi utenti si registrano con questo nome impostando come foto profilo un’immagine del personaggio Disney Pippo, con un aspetto però deforme e inquietante. Questi account successivamente invitano, attraverso un messaggio privato, a partecipare ad un gioco composto di sfide fino a quella finale corrispondente al suicidio, riproponendo così, in un modo leggermente diverso, quella che era la Blue Whale Challenge. Purtroppo anche in Italia hanno avuto luogo questi episodi terminati con la morte di giovani ragazzi contattati da questi personaggi; ad esempio, recentemente a Napoli un ragazzo di 11 anni si è suicidato gettandosi dal balcone di casa sua. Anche se queste notizie possono sembrare distanti dalla nostro vivere quotidiano, nonostante capiti spesso di leggerle sui vari mezzi di informazione, tutti coloro i quali navigano nel web sono equamente a rischio, in particolar modo i bambini e gli adolescenti. Per questo è necessario un supporto e controllo più assiduo non solo da parte delle autorità, ma anche e soprattutto dai genitori. Una maggiore attenzione infatti, anche se non sembra, può fare la differenza; ne è un esempio un episodio avvenuto ad Ostia in cui i genitori di due bambini, dopo essersi accorti dei messaggi intimidatori, hanno subito denunciato quanto accaduto ed impedito al misterioso account di entrare nuovamente in contatto con i figli.

Tuttavia a volte il semplice intervento dei genitori non basta poiché, anche se le minacce ricevute virtualmente vengono esposte alle autorità postali, può accadere che queste per motivi di carattere burocratico non intervengano subito o consiglino di contattare altre istituzioni competenti, delegando così il lavoro e la responsabilità che ne deriva. In queste situazioni però, il tempismo è fondamentale e, dal momento che i rischi sono sempre presenti, si potrebbe pensare di stroncare il problema sul nascere. Potrebbe infatti risultare utile condurre, specialmente nelle scuole elementari e medie, delle campagne educative volte a sensibilizzare i giovani e ad informarli dell’esistenza di questi fenomeni, in modo che siano preparati e in grado di evitare di lasciarsi condizionare.

Francesco Parisi