SOJUZ 1: il fallimento dell’URSS

SOJUZ 1: il fallimento dell’URSS

La “corsa allo spazio”, uno dei fronti della “Guerra Fredda” tra USA e URSS non fu segnata solo da successi scientifici, ma anche da grandi tragedie, alcune delle quali evitabili.

Dal 1950 al 1965 l’Unione Sovietica aveva inanellato una serie successi nella “corsa allo spazio”, come l’aver portato il primo essere umano nello spazio. Tuttavia, grazie al programma “Gemini” prima e al programma “Apollo” poi, gli americani erano riusciti a distanziare i russi, che a loro volta accelerarono così il loro programma spaziale, il programma “Sojuz”, facente parte del “programma Luna”, che doveva servire a portare il primo uomo sul suolo lunare. Con questo programma i russi intendevano compiere il primo aggancio tra due capsule nell’orbita terrestre e contemporaneamente il primo passaggio di equipaggio.

I primi tentativi di lancio di navicelle Sojuz senza pilota si rivelarono infruttuosi: la prima non si riuscì a stabilizzarla per mantenerla in orbita e venne distrutta per evitare che venisse recuperata da altri stati, la seconda si incendiò a terra. Anche la terza non riuscì a essere stabilizzata e cadde nel lago Aral. Nonostante questi risultati, l’URSS decise di continuare il programma. La missione della Sojuz 1 era quella di riuscire per la prima volta a effettuare un trasferimento di equipaggio con la Sojuz 2. La navicella conteneva 3 posti, ma per la Sojuz 1 venne scelto un solo pilota, Vladimir Komarov, che aveva già comandato un volo spaziale. Il 23 Aprile 1967 avvenne il lancio, tuttavia al momento dell’apertura dei pannelli solari pieghevoli, che dovevano alimentare la Sojuz 1, uno dei due non si aprì correttamente e pertanto non poté essere utilizzato. I russi pensarono di risolvere i problemi della Sojuz 1 con il lancio della Sojuz 2, ma compresero che anche quello sarebbe stato un fallimento in quanto la navicella era la stessa, perciò il lancio fu annullato. Si cercò allora di riportare a terra la Sojuz 1, ma fallirono i due tentativi di azionare i razzi frenanti, tanto che Komarov dovette azionarli manualmente. I problemi non finirono qui perché durante la discesa a terra i paracadute non si aprirono correttamente e la capsula impattò il suolo alle 3.22 del 24 Aprile 1967, causando la morte del pilota.

Il programma tuttavia non si fermò e l’URSS fu in grado di compiere la manovra con la Sojuz 4 e la Sojuz 5 nel Gennaio del 1969.

 

Stefano Cerini 2c