Il gender pay gap e l’occupazione femminile in Italia

Di Grace Cusini

Il Gender Pay Gap, o divario retributivo di genere, è la differenza nella retribuzione oraria lorda tra uomini e donne, trasversale ai vari settori dell’economia. 

Il divario retributivo di genere complessivo è quindi la differenza tra il salario annuale medio percepito da donne e uomini tenendo conto dei tre principali svantaggi affrontati dalle donne, ossia: retribuzione oraria inferiore; 

meno ore di lavoro retribuito; minore tasso di occupazione (ad esempio a causa di interruzioni di carriera per prendersi cura di figli o familiari). Qualche anno fa il divario retributivo di genere complessivo in Italia era del 43,7%, mentre quello nell’UE del 39,3%, secondo i dati forniti dell’eurostat del 2014.

Con la pandemia le cose sono peggiorate e i divari si sono accentuati , infatti tra i settori più colpiti troviamo quelli del commercio al dettaglio e dei servizi ricreativi e alla persona, nei quali la gran parte della forza lavoro è femminile. Per non parlare del fatto che nel nostro Paese il tasso di occupazione delle donne è uno dei più bassi in Europa, visto che già prima della pandemia, nel 2019, si attestava intorno al 50,1% contro il 68% degli uomini. 

Su 100 donne tra i 15 e i 64 anni solo 49 lavorano, mentre la  media europea è di 62, ma in alcuni paesi, come la Svezia, raggiunge (e supera) i 70. Anche qui la pandemia ha peggiorato la situazione e il numero di donne occupate tra Marzo 2020 e lo stesso mese del 2021 è sceso di 377 mila unità, quasi il doppio di quello che è stato il calo del dato al maschile. 

Ad un tasso di occupazione già di gran lunga più basso di quello degli uomini si aggiunge, quindi, anche il divario retributivo che, badate bene, si estende in qualsiasi fase della carriera. La situazione negli ultimi anni sta migliorando, non fosse per la pandemia, che non solo ha rallentato il miglioramento, ma sotto qualche aspetto ha addirittura peggiorato i dati di qualche anno fa.