I murales di ROA

ROA è un artista belga che negli ultimi anni ha girato l’Europa creando sui muri opere d’arte che esprimono la sofferenza degli animali per causa dell’uomo, utilizzando una tecnica realistica con un ampio ricorso al bianco e nero e immortalando la tristezza sia della natura distrutta dall’uomo, sia della stupidità dell’uomo e dei suoi errori.

Come ho già anticipato, i suoi soggetti preferenziali sono gli animali, ma non ho detto il criterio che adotta nella scelta: prima di disegnare osserva gli animali del posto e da lì inizia il suo progetto.

Gli esempi che possiamo vedere qui a Roma sono l’orso nel quartiere Prati e la lupa a Testaccio.

Comincio subito col parlarvi dell’opera che mi è più vicina (letteralmente a due passi da casa mia) ovvero il murales dell’orso realizzato su una parete del mercato rionale di sabotino. L’opera fu terminata nel novembre 2014, due mesi dopo la morte dell’orsa Daniza, morta per sbaglio a causa del troppo tranquillanti. Era successo infatti che l’orsa, per cacciare un po’ di cibo per lei e i suoi cuccioli, aveva ferito delle persone, portando alla decisione di dargli del tranquillante ma non di ucciderla poiché non aveva ucciso nessuno, però le dosi date fecero sì che essa morisse.

II murales in questione raffigura dunque il cucciolo d’orso reso orfano di madre, seduto su una porta per dare quel senso di gioco tra realtà e finzione; ha in mano la siringa di tranquillante che uccise la madre, gli occhi sono persi nel vuoto e esprimono la sua incapacità di capire cosa ha fatto l’uomo.

Un altro lavoro svolto da Roa a Roma è la lupa del quartiere Testaccio. Questa è appunto la famosa lupa di Roma, “madre” di Romolo e Remo, e personalmente a me dà un senso di chiusura, di piccolezza: sembra volersi liberare da una scatola che sarebbe il palazzo, è molto magra e le sue zampe sono smunte e sottili.

Essendo la lupa il simbolo di Roma, penso che a molte persone possa non piacere questa versione, meno possente e maestosa, e di sicuro è un’opera destinata a far discutere, ma non è appunto questo il dovere delle avanguardie culturali?

Solinas 1H