L’Italia esige rispetto

Che fine hanno fatto i diritti e la dignità che la nostra costituzione ci garantisce? A 73 anni dalla sua pubblicazione andiamo ancora incontro ad atti violenti nei confronti di una persona per il suo orientamento sessuale o per la sua identità di genere, questo soltanto per l’assenza di una legge specifica che tuteli questi aspetti del singolo cittadino?

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”, è così che inizia il terzo articolo della nostra amata costituzione che però è diventata ormai poco esaustiva per garantirci “pari dignità sociale” ed è per questo che si sta lottando per l’approvazione del ddl Zan contro l’omotransfobia e l’abilismo. Questa legge ha proprio l’obiettivo di prevenire e contrastare le discriminazioni e le violenze basate sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità ma, soprattutto, il fattore chiave di questa lotta è il rispetto reciproco basato sul “diritto di ogni cittadino di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione” (art.21), o almeno è questo ciò che esprime la nostra costituzione.

L’Italia non è considerato un paese omofobo e avverso ai disabili visto l’apparente numero di casi registrati di violenza e d’odio su persone omosessuali e disabili, è proprio per questo che il percorso di approvazione di questa legge si sta facendo più lungo e complicato del previsto. Ma se siamo uno dei paesi del mondo aventi i maggior tassi di accettazione dell’omosessualità perché la comunità sente la necessità di approvare una legge proprio su questo fatto? È proprio perché siamo una comunità, le persone sentono il bisogno di prendere posto in una grande famiglia dove si cresce e si impara insieme, e se il popolo ritiene essenziale dover specificare anche la più banale delle leggi per sentirsi al sicuro ed accettato allora che si specifichi.

Soffermarsi a dubitare e a criticare il pensiero e la scelta di un cittadino anche solo da parte di un unico individuo fa cadere l’Italia sotto i riflettori della vergogna, la vergogna di una nazione che ha lottato per avere dei diritti che ora si nega a vicenda. È questa l’Italia che abbiamo creato? È questa l’Italia in cui vogliamo vivere?

Lucia Filanti 4C