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Educare al rispetto in famiglia: faccia a faccia tra genitori e figlio

Nel nostro Paese non si può essere gay”

Le dure parole di una mamma e di un papà africani

di Luis Okoh (2D, corso complementare di giornalismo Liceo Marconi Pesaro)

Prigionieri non del covid ma della propria omosessualità. Sono in tanti i miei coetanei che non riescono a dichiarare apertamente la propria omosessualità e che si nascondono, si chiudono e restano incatenati ai pregiudizi e alle paure compresa quella della reazione dei propri genitori. Così, la famiglia invece che un rifugio diventa una prigione soprattutto quando si sa che in casa non accetterebbero ma un figlio gay. Come in casa mia, dove mia madre e mio padre, originari dell’Africa, per cultura e per mentalità rifiutano anche solo l’idea che uno di noi tre figli maschi possa essere omosessuale. Non accettano nemmeno il pensiero che questa eventualità possa verificarsi. Con loro ho avuto più di un confronto-scontro sull’argomento cercando di farli ragionare e farli aprire la mente. Ma non c’è stato niente da fare. Eppure ci ho provato, ho provato a educarli al rispetto. Come quel giorno in cui di punto in bianco chiesi a entrambi: “Mamma, papà, cosa fareste se uno dei miei fratelli diventasse gay?”. Sarebbe bastato lo sguardo come risposta a cui però aggiunsero queste parole: “Noi non accettiamo quel genere di persone in casa. Nel nostro Paese non si può essere omosessuali e, inoltre, l’omosessualità ci fa schifo”. Parole dure, ingiuste e insensate che mi aspettavo ma che mi hanno comunque deluso. Così come il loro tono di voce e il loro modo di disprezzare una condizione che, per come la penso io, è del tutto naturale. Il rispetto deve essere alla base di tutto, il rispetto dell’altro, del proprio orientamento sessuale è alla base di una società civile e moderna. E avere due genitori così non mi rende orgoglioso. Forse avrei dovuto dirgli che la mentalità e l’atteggiamento come il loro condannano noi ragazzi a una adolescenza infelice prima di trovare il coraggio adulto di essere liberi e senza più vergogne.