Lavorare alla Scientifica

Oggi ci troviamo a Roma, nel laboratorio di Indagini Balistiche della Polizia Scientifica, per intervistare un Ispettore Tecnico.

“Ciao a tutti mi chiamo Laura, ho 51 anni, vivo a Roma con la mia famiglia e mi occupo di indagini balistiche, cioè di tutta quella serie di accertamenti tecnici che vengono effettuati quando in un delitto sono impiegate delle armi”.

Il tuo lavoro è quello che avresti sempre voluto fare?

“No, il mio sogno era quello di diventare archeologa…perciò avevo scelto un percorso di studi classici e, come molti studenti universitari, studiavo e lavoravo part-time. Un giorno ho tentato un concorso in Polizia…ed eccomi qua.”

Hai mai cambiato ufficio? Se sì, come è stato ambientarsi?

“Il mio non è un ambiente di lavoro facile, soprattutto per una donna. In particolare mi occupo di indagini balistiche e di armi, un lavoro tipicamente maschile…quindi non è stato facile ambientarmi, soprattutto all’inizio. La mia prima sede di servizio è stata Napoli, città meravigliosa ma, purtroppo, molto interessata da reati di questo tipo; perciò è stato doppiamente difficile ambientarmi all’inizio, anche perché non conoscevo il lavoro e non c’erano altre donne. Dopo qualche anno sono stata trasferita a Roma, dove l’inserimento è stato più semplice, anche perché ero già esperta del lavoro.”

Hai fatto concorsi per aumentare di grado? È stato faticoso?

“Io ho iniziato dalla base, come Agente, e ho partecipato a diversi concorsi per salire di grado e specializzarmi, per i quali ho dovuto studiare, superare esami e passare lunghi periodi in caserma. Da quando ho una famiglia e dei figli è molto più pesante e, se accade, cerco di tornare spesso a casa o di portare con me la famiglia, almeno nei weekend.”

Se una persona volesse fare il tuo lavoro, quali consigli daresti?

“Il mio è un lavoro interessante, ma anche molto duro, perché necessita di un lungo apprendistato e perché ha a che fare con gravi eventi criminosi. Bisogna essere consapevoli della funzione sociale che si svolge per poterne apprezzare il lato positivo e appassionarsi. Il mio consiglio è quello di lavorare sempre per cercare la verità, al servizio degli altri.”

Come è cambiato il tuo modo di lavorare con l’emergenza Covid-19?

“Per me non è possibile fare smart-working, perché la mia attività si svolge tutta in poligono e in laboratorio. Quindi per limitare l’affollamento degli ambienti, io ed i miei colleghi ci alterniamo facendo un turno doppio e un riposo.”

Ringraziamo Laura per la disponibilità e per averci raccontato i lati positivi e negativi di questa attività e a presto con altre interviste.

Emanuele Nalbone
Nikolas Candelario
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