INTERVISTA: GENERAZIONI A CONFRONTO
di Auciello Davide 3GL
Il Covid-19 ha colpito tutti indistintamente: piccoli, adolescenti, adulti e anziani. L’obiettivo di questa intervista è mettere a confronto due generazioni, giovane e anziana, apparentemente lontane ma spesso con punti di contatto tra loro evidenti.
In questa intervista, i punti di vista di Adriana, signora di 75 anni, e di Alessia, ragazza di 21 anni.
Benvenute e grazie per aver accettato il mio invito.
Partiamo con la prima domanda: come si sente in questo momento?
ADRIANA: Molto demoralizzata, non vedo la fine di questa tragedia. Anche oggi i dati dei contagi sono drammatici e in aumento (dati del 4/03, ndr). Quindi sì, molto triste.
ALESSIA: Il mio stato d’animo è stato molto incostante e imprevedibile, a partire dall’inizio dell’emergenza. Mentre inizialmente ero quasi incuriosita da questa nuova prova da affrontare, forse illusa che durasse poco, col passare del tempo il mio approccio è cambiato. Mi sento come se mi mancasse qualcosa, come se non potessi realizzarmi appieno come persona. “In gabbia”, è la definizione adatta.
Cosa le manca di più?
ADRIANA: il riunirsi in famiglia. Mi manca stare con i miei cari, liberi da ogni tipo di paura e possibile contagio. Anche organizzare le grandi tavolate a casa mia, soprattutto la domenica a pranzo!
ALESSIA: Mi manca uscire la sera, devo dire. Era un’occasione per incontrarsi tra giovani e confrontarsi, oltre che essere un po’ spensierati. Anche viaggiare liberamente.
Crede che si tornerà alla vita di prima?
ADRIANA: Me lo auguro con tutto il cuore, il prima possibile. Apporterei una sola modifica: più umanità tra la gente. Dopo tutto il dolore collettivo vissuto, credo sia il minimo, no?
ALESSIA: non a breve. Se si intende andare ai concerti, allo stadio, beh, non credo che siamo vicini a rivivere queste situazioni. Credo ci vorranno almeno due anni, dunque probabilmente faremo prima ad abituarci a questa vita.
è fiduciosa per il futuro?
ADRIANA: confido molto nei vaccini e credo siano la strada giusta da percorrere, per uscire fuori dall’emergenza. Spero che il famoso motto “andrà tutto bene!”, ripetuto incessantemente durante il primo lockdown, si avveri veramente!
ALESSIA: per il futuro prossimo non molto; non credo che siamo usciti fuori dal tunnel, e non lo faremo a breve. Per un futuro più lontano, sono leggermente più ottimista, anche se per me vi saranno ripercussioni molto pesanti nel futuro di noi giovani.
Descriva questo periodo con una parola positiva e una negativa.
ADRIANA: Ho visto molta vicinanza tra le persone, e spero si conservi nel futuro. C’è stato amore tra noi; ci siamo finalmente, forse, capiti reciprocamente e sentiti parte di qualcosa. Quindi la mia parola positiva è “umanità”. Tuttavia, la presenza costante della morte mi ha segnato. Spesso ripenso ai camion militari di Bergamo che trasportavano le bare dei morti: persone decedute da sole, senza la vicinanza di un familiare, di una persona cara. La parola “morte”, dunque, credo sia la più emblematica di questo periodo.
ALESSIA: come parola positiva, sceglierei “introspezione”. Ho avuto modo di riflettere sulle vere priorità della mia vita e le cose veramente importanti, che rendono la vita meravigliosa. Come parola negativa, sceglierei “limitazione”, poiché la stragrande maggioranza delle mie abitudini sono state rivoluzionate e ahimé limitate, appunto.
Grazie davvero, speriamo di uscire presto da questa crisi!