Non è grande chi ha bisogno di farti sentire piccolo
– Intervista alla Dott. ssa Gargano –
Oggi la tecnologia consente ai bulli di infiltrarsi nelle case delle vittime, perseguitando con messaggi, immagini o video offensivi inviati tramite smartphone o pubblicati sui siti web attraverso Internet. Il bullismo quindi si è può evolvere in cyberbullismo. Il bullismo c’era anche trent’anni fa, cosa è cambiato ora che ci sono i social? I genitori e gli insegnanti si stanno chiedendo se i ragazzi sono al sicuro navigando sui social.
L’11 marzo 2021 è stata intervistata la psicologa Germana Gargano, i ragazzi hanno voluto conoscere delle curiosità sul bullismo e il cyberbullismo. La dottoressa lavora con i ragazzi nelle scuole attraverso lo sportello d’ascolto e molte volte le è capitato di affrontare situazioni di questo tipo, per questo conosce più di chiunque altro i pericoli del web. Il bullismo è stato raccontato in tutte le sue forme.
Che cos’è il cyberbullismo? Il cyberbullismo è costituito da azioni violente rivolte contro una persona per sottometterla e sentirsi in una posizione di potere attraverso SMS, internet e social. Il bullismo, invece, consiste nel provocare un danno psicologico tramite l’esclusione dal gruppo dei coetanei, l’isolamento, l’uso ripetuto di gesti volgari, la diffusione di pettegolezzi e il danneggiamento dei rapporti di amicizia.
Ha mai lavorato con ragazzi vittime di bullismo? Sì, la vittima può essere passiva, cioè sottomessa, oppure provocatrice. Generalmente la provocatrice è maschio, ha una bassa autostima, ha problemi di concentrazione ed è ansiosa e insicura, a volte goffa. La vittima passiva è un soggetto più debole dei coetanei, è sensibile, tranquilla, fragile e timorosa e contraria ad ogni tipo di violenza, negando l’esistenza del problema perché tende a colpevolizzarsi e per questo non riesce a confidarsi con nessuno.
Come è riuscita ad aiutarli? Il bullo fa in modo che la vittima abbia paura di lui. Mentre l’oppresso non viene a conoscenza del ruolo che sta portando avanti, non riesce ad uscirne. Sono riuscita ad aiutare questi ragazzi insegnando loro a reagire contro la prepotenza e a utilizzare la rabbia nel modo giusto.
Uno dei grandi problemi delle vittime è che, oltre al bullo, sono le persone intorno che osservano senza intervenire. Perché questi episodi possano avere una fine bisogna agire.
a cura di: Emma Albanese, Chiara Minutillo, Giacomo Betta, Alessandro Muru, Matilda De Angelis, classe 1B