Intervista ai ragazzi: i videogiochi nella nostra società

I ragazzi della classe 1B della scuola media Sinopoli Ferrini in videoconferenza si confrontano sulla dipendenza dai videogiochi. Come giocatori appassionati, quasi a tempo pieno, si intervistano a vicenda confrontando le loro esperienze e valutando i pro e i contro di queste nuove tecnologie.

Fabio: Secondo te, Angelo, i giochi creano dipendenza?

Angelo: Se vengono usati troppo, sì. Ti fanno immaginare una realtà che non esiste ma in cui vorresti vivere.

Giorgio: Anche all’epoca dei primi videogiochi, c’era dipendenza, papà?

Padre di Giorgio: Sì, ci sembravano modernissimi e, per questo, ne eravamo innamorati

Giacomo: Secondo te, Davide, i videogiochi potrebbero causare la morte?

Davide: Sì, come nel caso di un ragazzo americano, al quale, dopo una maratona di 48 ore di un gioco molto famoso, gli si sono bloccate le vene e ha avuto un infarto

Giacomo: Invece, secondo te, Giorgio a cosa servono appunto i videogiochi ?

Giorgio: Servono per stimolare il cervello e la creatività, attivare le sinapsi e tenere la mente ben allenata

Angelo: Giacomo, cosa significa per te giocare?

Giacomo: Significa divertirmi. Se ne abuso, però, è come una specie di droga, rischio di diventarne dipendente,.

Noi guardiamo il telefono 100 volte, spesso inutilmente, e questo la dice lunga. I videogiochi ci permettono di capire il mondo intorno a noi e di adattarci ad esso, hanno del buono e del cattivo. Sono un semplice modo di passare il tempo, divertendosi, e con una stimolazione attiva del cervello. In essi puoi creare un mondo tutto tuo con le sue regole che favorisce l’isolamento e crea la dipendenza e, in alcuni casi, anche la morte.

a cura di: Giacomo Betta, Angelo Edig,
Giorgio Lomonaco, Davide Belleudi,
Andrea Concezzi, Fabio Santon,
classe 1B