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La ricerca israeliana: il vaccino per il Covid in compresse

La nuova terapia sperimentale della società israelo-statunitense Orovax, in collaborazione con la Premas Biotech, potrebbe essere un enorme passo in avanti nella ricerca di una cura definitiva, con un prezzo accessibile a tutti e facilmente producibile.

I test effettuati sugli animali hanno mostrato come le pastiglie portino alla produzione di anticorpi dopo una singola dose. Secondo quanto dichiarato dall’azienda, il vaccino dovrebbe essere in grado di fornire una buona protezione non solo contro la variante classica del virus, ma anche contro le mutazioni emergenti.

Ma qui non si tratta solo dell’efficacia del vaccino, in quanto anche la forma in cui verrebbe assunto gioca un ruolo fondamentale: una compressa da prendere con un bicchiere d’acqua non solo sarebbe più facile da produrre (essendo a base di lieviti) e da diffondere, ma avrebbe anche effetti collaterali minori rispetto alle iniezioni al momento disponibili. Sarebbe inoltre più facile da conservare in caso sia necessario un richiamo, rispetto ad una soluzione da mantenere a 70° sotto lo zero.

Non è ancora certo, però, che funzioni sugli essere umani, e anche in caso di risultati promettenti potrebbe volerci molto tempo prima che venga autorizzato. I test potrebbero essere avviati entro giugno.

La Orovax non è, tuttavia, l’unica azienda che ha considerato la produzione di un’alternativa all’iniezione. Anche l’Università di Oxford per esempio, già nota per aver sviluppato insieme ad AstraZeneca  uno dei vaccini attualmente in uso, sta valutando la possibilità di mettere a punto compresse o spray nasali per la vaccinazione orale; oppure la ImmunityBio, che sta conducendo studi clinici di fase 1 di una versione orale del suo vaccino.

Flavio Tabella