E se legalizzassimo le droghe leggere?

Il dibattito sul tema della legalizzazione delle droghe leggere è sempre più ricorrente in Italia, animato dal crescente numero di nazioni che hanno intrapreso, in particolare nell’ultimo decennio, tale percorso. Nel nostro paese vari politici hanno avanzato negli anni molte proposte sul tema, tuttavia i progressi sono ancora pressoché nulli, per via di una forte opposizione la quale argomentazione principale è “la legalizzazione delle droghe leggere, già utilizzata con frequenza da circa il 19% dei giovani al di sotto dei 34 anni e da 5/6 milioni della popolazione in generale (dati Istat 2017), porterebbe solo un maggior consumo”.

In questo articolo analizzeremo il tema, facendo riferimento ad altri paesi che hanno legalizzato la cannabis e cercando di individuare i possibili vantaggi. Innanzitutto, osservando la “Relazione annuale 2017 sullo stato delle tossicodipendenze in Italia”, presentata dal parlamento, possiamo renderci conto degli ingenti costi dello Stato in operazioni contro il traffico di droghe, di cui il 41% per fronteggiare il mercato nero di cannabinoidi, per spese complessive pari a 14,1 miliardi di euro, che verrebbero notevolmente ridimensionate con la legalizzazione di questi ultimi, in quanto ogni cittadino preferirebbe acquistare cannabis a un prezzo minore, di qualità maggiore e controllata dallo stato, piuttosto che “l’erba di strada”.

Precisi sono invece i numeri riguardo i detenuti in carcere legati alle droghe leggere, ovvero il 24% per violazione dell’articolo 73 del “Testo unico sulle sostanze stupefacenti” (produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope), mentre il 9% per violazione dell’articolo 74 (associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope). La legalizzazione, o quantomeno la depenalizzazione delle droghe leggere, risolverebbe in larga parte il problema del sovraffollamento delle carceri. Al contempo, un mercato legale della cannabis porterebbe a un notevole aumento delle entrate fiscali alle casse dello stato: chiaramente, ciò dipende da vari fattori, primo tra tutti il tipo di tassazione che si decide di applicare al mercato legale della marijuana. Per fare una prospettiva, possiamo guardare all’esempio di paesi come il Canada e vari stati dell’America che hanno intrapreso tale percorso: in California, che conta circa 39,5 milioni di abitanti, applicando una tassazione del 15% a carico di coltivatori e rivenditori, più un ulteriore 15% che ricade sul consumatore, il mercato della cannabis legale ha prodotto entrate pari a circa 345 milioni di dollari. Nello stato di Washington, che conta circa 7,6 milioni di abitanti, con una tassazione del 37%, considerata dalla popolazione troppo severa, i ricavi ammontano a 376 milioni. Sulla base di cifre simili il team del professore Ferdinando Ofria presso l’Università degli Studi di Messina, considerando in termini numerici popolazione (60,36 milioni di abitanti) e le percentuali di consumatori in precedenza citate, ipotizzando una tassazione che sia da una parte non eccessiva, in quanto la popolazione continuerebbe ugualmente a interfacciarsi con il mercato nero, dall’altra non troppo bassa in quanto non costituirebbe un beneficio fiscale allo stato, attraverso il mercato legale della cannabis, gli introiti fiscali ammonterebbero a 6 miliardi di euro. Allo stesso tempo, sempre secondo gli studi del professor Ofria, avremmo una diminuzione di 541,67 milioni di euro spesi per la magistratura carceraria e 228,37 milioni per spese legate a operazioni contro il traffico illegale di droghe.

Altro tema ampiamente discusso è quello degli effetti di un eventuale depenalizzazione o legalizzazione del consumo delle droghe leggere. Da un punto di vista scientifico, per quanto sia dimostrato un possibile impatto negativo legato a un eccessivo consumo di cannabis, uno studio del 2019 nello stato di Washington svolto dall’Associazione medica Americana delle leggi e del consumo della marijuana ha dimostrato che non esiste correlazione tra legalizzazione e un aumento di consumo da parte della popolazione, e in particolare gli adolescenti non solo non risultano maggiormente incentivati, ma è risultata addirittura una riduzione del 0,8% rispetto all’anno precedente. Il Colorado è giunto alle medesime conclusioni in seguito a un’ indagine nazionale del 2018.

Altro tema non evitabile è il numero di persone che si mettono alla guida sotto effetto di sostanze stupefacenti: sulla base degli accertamenti effettuati dalle forze dell’ordine (certificati dall’Istat) questo rappresenta lo 0,27% totale, che sale appena al 3,2% in caso di incidenti stradali. Possiamo dunque affermare che nel nostro paese, almeno ad oggi, l’impatto delle droghe leggere sugli incidenti è largamente minoritario. Uno studio a livello nazionale pubblicato nel 2019 in Canada dimostra che, dalle analisi del sangue di circa 5000 guidatori coinvolti in incidenti stradali, non vi sono collegamenti statistici rilevanti tra livelli di thc nel sangue e rischio incidenti. Indagini simili sono state condotte in tutti gli stati Americani dove il consumo della cannabis è legale, giungendo alle stesse conclusioni. Da un’analisi di Coldiretti/Ixé, la legalizzazione delle droghe leggere potrebbe creare nuove opportunità, tra coltivatori e rivenditori, garantendo almeno diecimila posti di lavoro. Ad esempio, nel solo stato di Washington a distanza di un anno dalla legalizzazione (2014) sono nati 160 punti vendita.

Infine, la legalizzazione porterebbe un ulteriore incentivo al turismo, che già in Italia garantisce grandissime entrate pari a 28 miliardi di euro sono nel 2019. Basti pensare a quanti giovani compiono almeno una volta nella vita il celebre viaggio ad Amsterdam, Barcellona, California e isole Canarie quasi unicamente per via della possibilità di acquistare e consumare legalmente cannabis di ottima qualità controllata dallo stato.

In questo articolo non si cerca dunque di esprimere una personale opinione riguardo la legalizzazione delle droghe leggere in Italia, ma fornire vari dati ed esempi che contribuiscano a suscitare in ognuno una propria opinione su quest’argomento che nel nostro Paese è ancora celato da molta ignoranza e superstizioni.

Flavio Mastrantoni 4Dcl