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Recensione del libro “Per questo mi chiamo Giovanni” di Luigi Garlando

Pubblicato per la prima volta nel 2004 [Rizzoli]

Scritto da Luigi Garlando: giornalista della Gazzetta dello Sport e autore di numerosi successi, per ragazzi e per adulti.

Questo libro è un racconto da un padre a un figlio. Il protagonista del libro è il piccolo Giovanni, un bambino di 9 anni nato e cresciuto a Palermo.

Il padre qualche giorno prima del suo decimo compleanno, decide di spiegargli la storia del suo peluche con le zampe bruciate e del suo nome. Decide di raccontarglielo facendogli visitare alcune delle zone più importanti nella vita di Giovanni Falcone.

Quest’ultimo fu un magistrato che lottò contro la mafia, un mostro che è ancora una realtà e che ha rovinato le vite di molte famiglie.

La mafia viene raccontata dal padre attraverso un parallelismo con la scuola: in cui il pizzo corrisponde ai soldi richiesti dal bullo, che non viene fermato da nessuno, neanche dagli spettatori che rimangono in silenzio. È infatti l’omertà il grande ostacolo che impedisce a Falcone di dimostrare la verità, perché tutti troppo spaventati.

Dopo la sua tragica morte, fu un onore per il padre di Giovanni dargli tale nome, proprio per quel magistrato che ha sacrificato la sua vita per lottare contro il mostro e per aver dato così una speranza a tutto il popolo.

Il tema della mafia è affrontato in modo semplice, paragonandolo ad alcune realtà scolastiche, riportando esempi che rendono più efficace l’idea di mafia come mostro.

A contribuire e a far sì che la mafia aumenti il proprio potere è il silenzio, omertà che regna tra i cittadini e condizionata dalla paura nei confronti delle crudeltà che la mafia riesce ad effettuare.

Quest’ultima infatti agisce silenziosamente e minaccia direttamente le persone una ad una.

Ribellarsi singolarmente e da soli appare un grande rischio, ma Falcone e Borsellino hanno deciso di viverlo per abbattere il marcio che c’è nel nostro Paese.

Sara De Luca 4N