Vicky Cristina Barcellona e Teorema a confronto

Recentemente ho avuto il piacere di rivedere “Vicky Cristina Barcellona” di Woody Allen, il mio regista vivente preferito, e un pensiero mi si è insinuato nella mente. Forse più che un pensiero, un’idea che successivamente ha creato in me un pensiero. Essendo un film di Woody Allen, è facile ritrovare temi come l’amore e l’eros. Woody Allen è sempre stato un romantico: nei suoi film, anche quelli più drammatici, ad esempio “The irrational man”, traspare sempre una forte atmosfera malinconicamente romantica. Ma in questo film (vincitore di numerosi premi tra cui l’Oscar 2009) la cosa interessante è stata quella di vedere questo sviluppo di trama. L’inizio ci viene presentato piano, lentamente, un pretesto per farci conoscere Vicky (Rebecca Hall) e Cristina (Scarlett Johansson) tramite la voce narrante (in originale di Christopher Evan Welch, in italiano di Sandro Acerbo). Ma appena compare Juan Antonio (Javier Bardem) tutto diventa frenetico, cominciano a nascere equivoci, e la vita di Cristina e Vicky cambia, scoprono qualcosa dentro di loro, un qualcosa che non pensavano di poter essere e avere. È proprio rivedendo la figura di Juan Antonio che ho avuto questa idea e poi questo pensiero: Juan Antonio è come L’Ospite in Teorema di Pier Paolo Pasolini. Entrambi, con il loro arrivo improvviso, cambiano la vita di chi li circonda, come delle presenze sovrannaturali costringono gli altri personaggi a un vero proprio rivoluzionamento. Entrambi portano l’erotismo e l’amore, riaccendendo e rivoluzionando la vita del prossimo, entrambi possono essere indentificati con la figura di Eros.

È questa osservazione che ha fatto scaturire in me la voglia di scrivere questo articolo. Oggi vi propongo un’analisi di questi due film, un’analisi che mette al confronto l’idea di Eros di Woody Allen e di Pier Paolo Pasolini.

Ho detto che abbiamo davanti due eros ma in realtà dovremmo considerarne tre. Mi spiego meglio: Juan Antonio è l’eros maschile mentre la figura di Maria Elena (Penelope Cruz) la identificherei come l’eros femminile. Entrambi i personaggi sono fatti l’una per l’altro ma il loro amore è disfunzionale… si amano e per questo tendono a combattersi. Sono l’uno e l’opposto dell’altra, però è come se fossero le due facce di una stessa medaglia. Per questo cercano un equilibrio che da soli non riescono a creare. E qui subentra Cristina, che porterà l’equilibrio perfetto. Solo Cristina, infatti, riesce a portare pace tra i due e riesce anche a fargli consumare il loro nevrotico amore. Juan Antonio e Maria Elena, che insieme ricoprono la figura dell’eros, sono più convolti nella vita comune ma la vivono con distacco, avranno anche il potere di attrarre e cambiare le vite degli altri personaggi, ma sono rappresentati come esseri umani con il difetto di essere troppo concentrati nel loro mondo interno.

Si può dire che per Woody Allen l’amore terreno è un avvenimento che chi sa cogliere e affrontare (come Cristina) uscirà sempre vincitore, perché ogni volta che abbraccerà l’amore (eros) scoprirà cose di sé nuove (ad esempio Cristina, grazie all’amore per Juan Antonio e Maria Elena, scoprirà il suo talento per la fotografia) e cambierà sempre in meglio la sua vita. Chi invece non si concede alle passioni umane (come Vicky) e tende a razionalizzare anche un sentimento così travolgente, è destinato a essere infelice e non conoscerà mai realmente sé stesso. L’invito di Woody Allen è quello di “non sapere cosa vogliamo” e essere liberi di abbracciare la vita come viene, come fa Cristina.

(il non agire di Vichy) vs (agire di Cristina)

l’Eros di Pasolini invece, identificato come L’Ospite (Terence Stamp), è equilibrato, riflessivo, saggio e attento. Non è nevrotico, in crisi continua, alla disperata ricerca di una pace effimera, come Juan Antonio e a Maria Elena, è completamente all’opposto. È lui la pace, e senza di lui il mondo è in guerra. È Dio che va nel mondo, Egli dà l’amore agli esseri umani, cambia le loro esistenze, per poi scomparire nel nulla. Qui non ci viene nemmeno proposta una scelta come invece accade in Woody Allen: non si può non cedere all’amore, in nessuna maniera. Non si può scegliere di agire o non agire, perché l’atto stesso di amare è agire. È un amore dinamico che con la sua presenza porta equilibrio e felicità. Ma appena L’ospite è costretto a ripartire, tutti gli altri personaggi affrontano una crisi e reagiscono in maniera diversa a seconda della loro personalità. C’è chi scopre un mondo interno che non sapeva di avere, come il figlio Pietro (Andrès José Cruz Soublette) che abbandona la famiglia per diventare un artista, chi come la madre Lucia (Silvana Mangano), che decide di concedersi a giovani uomini alla disperata ricerca dell’amore perduto, la figlia Odetta (Anne Wiazemsky) che diventa catatonica, come se decidesse di morire per vivere interiormente, distaccandosi completamente dal mondo e ancora chi, come il padre Paolo (Massimo Girotti), dona la sua fabbrica agli operai e come San Francesco si spoglia della sua stessa vita per cercare forse sé stesso e l’amore perdendosi in un deserto, e infine chi, come la serva Emilia (Laura Betti) che si trasforma in una santa e compie miracoli.

In “Teorema” troviamo una concezione sia fisica che morale e spirituale dell’amore. Il corpo diventa un’arma contro la borghesia, l’anima la sua rivoluzione. E chi conduce questa rivoluzione è proprio l’Ospite.

Pasolini ha un’idea universale dell’amore e non solamente individuale come si vede in “Vicky Cristina Barcellona”. L’amore è l’unica cosa in grado di cambiare l’intero mondo, l’intero sistema. Per questo non si può in alcun modo scegliere di farne parte o no: ognuno fa già parte del cambiamento se guidato dall’amore. l’ospite è Dio: regala l’amore, la libertà, la voglia di vivere in un mondo diventato grigio e senza sfumature di colore. Regala la consapevolezza di un mondo interno. Appena egli scompare, il mondo è costretto ad agire, a dover ribellarsi, a dover cambiare.

Ginevra Saccà 4f