MEGLIO UNA TESTA BEN FATTA CHE UNA TESTA BEN PIENA

In occasione della Giornata Mondiale della Filosofia,  giovedì 18 novembre, abbiamo scelto di celebrare l’amore per la conoscenza proponendo un lavoro svolto dalla prof.ssa Marilena Previti con gli alunni delle classi quinte del Liceo Scientifico delle Scienze Applicate. Si tratta di una riflessione sul cosiddetto “pensiero ecologizzante“ del filosofo e sociologo Edgar Morin. Buona lettura!

Il sociologo E. Morin, contrario alla visione della conoscenza di Kant, afferma una nuova visione di pensiero. Esso deve emergere da una testa ben fatta, ovvero capace di organizzare, collegare e analizzare tutti i saperi, dando vita a un processo circolare. Egli evidenza la necessità di un “pensiero ecologizzante”, poiché il mondo contemporaneo necessita di un sapere che deve essere contestualizzato e inglobato. Infatti con tale espressione si intende creare un rapporto inseparabile tra una nozione e l’ambiente (culturale, economico, sociale, per citarne alcuni) in cui essa è inserita. Inoltre il pensiero “ecologizzante” è anche un pensiero del complesso, poiché non basta collocarlo nel suo contesto, ma bisogna anche chiarirlo e modificarlo. Per fornire un esempio pratico, immaginiamo di osservare un quadro raffigurante tante persone. L’informazione che ci trasmette questa immagine è la massa di persone che si trovano in quel luogo. Per completare tale informazione dobbiamo collocare il quadro nel contesto in cui ci troviamo, ovvero nella sala in un museo in cui sono esposti i quadri di una cerca corrente artistica, ma ciò non basta, poiché per capire esattamente il senso dobbiamo osservare il quadro attentamente per renderci conto della diversità degli uomini, che insieme creano un’unità.

Oggigiorno l’apprendimento è favorito dalla suddivisione delle materie affidate ad insegnanti specializzati in quell’ambito. Però nonostante tale suddivisione l’insegnante mira ad impartire agli studenti la capacità di contestualizzare i vari saperi che si insegnano. Il fine di ciò si può riassumere in una risposta a una domanda che alcuni studenti si pongono, ovvero il perché dello studio della storia. Tale risposta afferma che i giovani studiano la storia per non commettere più gli stessi errori, così da migliorare il loro futuro. Ovviamente tale concetto si estende anche per le altre materie. Tuttavia vi sono persone che affermano che tale metodo di studio è inefficace.  Ciò non è vero, in quanto i ragazzi, sviluppando la capacità di collegare e globalizzare i saperi appresi tra le mura dell’istituto, sono in grado di attualizzarli e sfruttarli al meglio nella vita quotidiana.

Corinna Saitta 5AL

 

Con “pensiero ecologizzante” Morin vuole far intendere che la contestualizzazione di argomenti e cose è importante, non tanto per categorizzare tutto ciò che ci circonda,   quanto per avere ben chiaro il concetto di diversità. E’ proprio quest’ultima che accomuna tutti gli essere umani, e che allo stesso tempo li rende unici. Dal punto di vista della contestualizzazione e globalizzazione dei saperi la scuola, in particolar modo gli insegnanti, hanno un ruolo molto importante, in quanto sono loro che guidano noi studenti in questo lungo percorso verso la conoscenza. Saper contestualizzare vuol dire essere in grado di collocare ogni argomento in svariati ambiti senza andare “fuori tema”, ed è proprio grazie alla contestualizzazione che ci accorgiamo che tutto può essere collegato a qualcos’altro. Questo collegamento può essere un periodo storico, un luogo o un modo di pensare simile, l’importante è avere una buona conoscenza delle cose di cui si parla, non è, invece, importante sapere tante cose se poi non si riesce a collegarle tra di loro. La contestualizzazione, quindi, è importante, perché grazie ad essa è possibile spaziare tra vari argomenti durante un discorso senza mai risultare fuori luogo.  

Margherita Saraceno 5CL

 

Morin riconosce l’esigenza di un pensiero “ecologizzante”, in quanto lo sviluppo dell’attitudine a contestualizzare tende a produrre l’emergenza di un pensiero in una relazione di inseparabilità con il suo ambiente culturale, sociale ed economico. Tale pensiero è di tipo dinamico in quanto stimola a vedere le ricadute dell’evento nel suo contesto e di ricercare le relazioni tra ogni fenomeno. Questo metterebbe fine alla separazione tra le varie culture, consentendo di risolvere le sfide nella vita quotidiana, sociale e politica. Questa caratteristica nella separazione dei saperi, si ripercuote nel sistema d’insegnamento con la conseguente perdita da parte dei giovani delle loro capacità naturali a contestualizzare e a integrare i saperi. Dunque, la conoscenza è tale solo quando sarà risolto il problema essenziale dell’organizzazione del sapere, quando saremo in grado di integrare le nostre conoscenze nella vita. Come dice il titolo: “Una testa ben fatta è meglio di una testa ben piena”, significa accumulare sapere, senza veramente acquisirlo. È importante, quindi, che una persona abbia l’attitudine a risolvere i problemi, secondo quei principi che permettono di collegare i saperi e di dare loro un senso. Affinchè venga impiegata pienamente l’intelligenza generale, l’autore esorta allo stimolo della curiosità e all’esercizio del dubbio. Dal punto di vista didattico quindi, è importante per gli alunni imparare a contestualizzare e a non limitarsi alla semplice nozione di una determinata materia o ambito che sia. Avere una conoscenza globale, culturale e scientifica che si ricolleghi con l’argomento trattato sarà indispensabile per arricchire le conoscenze apprese.

Benedetta Mendola 5BL

 

Morin, analizzando la civiltà odierna caratterizzata da una tendenza all’analisi e alla separazione, ha messo in luce l’esigenza di un “pensiero ecologizzante”, cioè un pensiero che sia in grado non solo di contestualizzare le conoscenze, ma anche di creare una relazione con altri ambiti, economico, sociale, politico, artistico, ecc. Questo processo permette quindi di accrescere le capacità dell’individuo, la sua intelligenza, perché in grado di ampliare gli orizzonti della sua mente. “ È meglio una testa ben fatta che una testa ben piena”. Qualsiasi essere vivente è capace di apprendere nuove conoscenze, anche solo osservandosi intorno; ognuno dei cinque sensi è in grado di trasmettere nuovi sapori, sentimenti, saperi. Quindi il cervello potrebbe essere solo un contenitore di informazioni. In realtà è una macchina assai complessa, in grado di arrivare ben oltre ed essere molto più utile di un semplice contenitore. Per questo motivo è meglio una testa ben fatta, capace di affrontare problemi, dare un senso a tutte quelle cose che il cervello apprende ma che senza collegamenti, ragionamenti, non avrebbero la stessa utilità.      L’uomo originariamente non era in grado di sfruttare a pieno tutte le sue capacità, aveva dei limiti che non era capace di superare, era irrazionale. Solo evolvendosi, grazie a degli insegnamenti, fu in grado di ragionare, cioè di andare oltre il proprio orizzonte. Questo fece si che l’insegnamento fosse come una chiave per l’uomo, una chiave in grado di aprire una porta che non era mai stata oltrepassata ma che nascondeva un mondo incredibile. Un processo dovuto probabilmente a un bisogno dell’uomo di andare oltre, un uomo che adesso è capace, di contestualizzare e globalizzare i saperi, di creare relazioni tra le proprie conoscenze e il proprio ambiente sociale, culturale e politico. Questo avviene soprattutto grazie agli insegnanti che, in un modo o nell’altro lasciano un segno nella vita di ogni studente. C’è però chi si limita a insegnare la sua materia e chi invece ti insegna anche a vivere. Non tutti gli studenti la penseranno allo stesso modo, ma è proprio insieme agli insegnanti che si costruisce il proprio futuro.

Elena Avola 5BL

 

Per “pensiero ecologizzante” si intende quel pensiero che colloca un’informazione o una conoscenza in un rapporto di inseparabilità con l’ambiente culturale, sociale, economico, politico a cui è associato; esso non si limita a inscrivere quella determinata informazione nel suo contesto, ma a globalizzarlo anche in relazione ad altri ambiti. “Meglio una testa ben fatta che una testa ben piena”. Quest’affermazione di Montaigne, descrive in modo incisivo quello che deve essere l’approccio della mente umana in correlazione alle conoscenze che recepisce. L’uomo deve aspirare ad avere una testa ben fatta, ovvero capace di accumulare in modo organizzato le informazioni acquisite e interconnetterle ai diversi ambiti conoscitivi. Questo obiettivo può essere raggiunto grazie all’ insegnamento che sviluppa nell’uomo l’attitudine a contestualizzare e globalizzare i saperi. Ritengo che una testa ben fatta sia come un puzzle. Le singole informazioni o conoscenze sono i pezzi che compongono la nostra mente. Ogni informazione o conoscenza, può essere indipendente e avere senso compiuto rispetto ad un’altra, così come un singolo pezzo di un puzzle ha una propria forma o colore. L’ insegnamento ci permette di globalizzare le nostre conoscenze all’interno di tutti gli ambiti e di scorgere le connessioni che vi sono fra quelle di differente contesto sociale, economico, politico e culturale, così come quando si cercano le unioni fra i diversi pezzi di un puzzle. Esso, quindi, è un mezzo che consente alla nostra mente di creare un’immagine del sapere abbastanza chiara.

Valentina Assenza 5 BL