Social media: tra evoluzione e pandemia

Siti internet che forniscono agli utenti della rete un punto d’incontro virtuale per scambiarsi messaggi, chattare, condividere foto e video.  Sono i social media, spesso, anche community per la creazione di contenuti, luoghi d’incontro virtuali, forum di discussione, così come strumenti da utilizzare all’interno di una più ampia strategia di marketing e advertising. Sono giganteschi siti web, in cui chiunque può entrare creando un profilo.

I social sono considerati sinonimo di evoluzione e in fase di emergenza Covid-19 hanno stravolto la quotidianità e le abitudini di molte persone. L’unico modo che abbiamo avuto per stare in contatto con il mondo è stato tramite i nostri dispositivi elettronici e la comunicazione digitale. La maggior parte di noi si è trovati a partecipare, organizzare, condividere eventi su molteplici piattaforme: le lezioni online su Zoom o su Meet, le video-chiamate con gli amici su Whatsapp, video messaggii su Telegram. C’è chi ha cominciato ad ascoltare nei podcast la trasmissione radiofonica preferita, o guardare un film su una delle piattaforme on demand a cui attingere film e serie. Abbiamo ascoltato dibattiti, concerti e abbiamo scoperto o riscoperto che il bene e la solidarietà viaggiano attraverso il web, ora più che mai. La nostra stessa vita, in alcuni momenti è stata regolata dall’attesa di una diretta su Facebook.

Una cosa è certa: la crisi sociale e sanitaria innescata dal Covid-19 ha almeno avuto un effetto positivo: accelerare il processo di digitalizzazione del nostro Paese. Dall’inizio del lockdown nazionale, è aumentato anche il tempo speso dagli utenti online, ma il consumo mediatico e la tipologia dei contenuti digitali scelti dagli italiani varia anche in base alla generazione di appartenenza. Mentre la Generazione Z e i Millennials preferivano video online e servizi streaming, la Generazione X e i Baby Boomers hanno scelto i media tradizionali come la televisione. Un gruppo di ricercatori della Finlandia ha preso in esame, a questo scopo, 1.750 ragazzi e ragazze tra i 16 e i 18 anni. L’obbiettivo è stato valutare le conseguenze del lungo isolamento sociale sulle loro abitudini. I risultati, pubblicati sulla rivista Child Development, confermano quanto già emerso da altri lavori. I social, in effetti, sono un’arma a doppio taglio: positiva per imparare, distrarsi, giocare. Di valore opposto, quando l’uso diviene compulsivo. Tutto questo può avere un effetto intossicante che, può condurre in modo graduale verso insoddisfazioni, isolamento e depressione.

  Ludovica Sommaiuolo-Diana Bernini, I C