IL SALE DI AUGUSTA

Quest’anno noi studenti della classe 2 QL del Liceo delle Scienze Applicate Quadriennale, nell’ambito del modulo di Arte “Percorsi di conoscenza del territorio” intitolato “Il sale di Augusta” abbiamo studiato e visitato le saline di Augusta,  guidati dalla presidente dell’associazione “Italia Nostra“, prof.ssa  Jessica Di Venuta, e dalle nostre  docenti Elisabetta Ciracò e Sonia Ternullo.

Le Saline di Augusta, chiamate anche Saline Megaresi, comprendono un vasto complesso di acque salmastre formato dalle Saline Mulinello, le Saline Regina e quelle Migneco-Lavaggi. Fin dall’antichità, esse sono state una grande risorsa per la nostra città, sia per la loro funzione difensiva contro gli invasori nemici, sia per lo sviluppo dell’artigianato.

Le nostre saline, infatti, sono maggiormente conosciute proprio per la produzione di sale che avveniva per opera dei famosi salinari. Ricordo ancora mio nonno quando mi raccontava con grande emozione le storie di questi instancabili lavoratori. Il detto “bianco il sale e nero chi lo lavora”, ci fa subito immaginare il lavoro dei salinari che generalmente si svolgeva da San Domenico fino a Ferragosto. E troviamo ancora le tracce del loro operato osservando i resti delle loro case e gli scheletri dei mulini, utilizzati per mantenere il livello dell’acqua sempre costante.

Nonostante oggi  le saline siano cambiate molto da quando i salinari le lavoravano, esse hanno sempre conservato il loro paesaggio mozzafiato e sono ancora caratterizzate dalla loro stupefacente biodiversità: la flora e la fauna non hanno mai smesso di crescere. Oltre a una grande varietà di piante, abbiamo potuto osservare anche alcuni animali, in particolare anatre, anche se le saline accolgono numerosi fenicotteri, cavalieri d’Italia, aironi, ecc…

Tra le curiosità relativa alle saline, citiamo la parola “salarium”, che deriva da “sale” e significa appunto “salario”, proprio perché era comune pagare i lavoratori con il sale. Ricordiamo anche Federico II che definì le saline “mare morto” proprio per sottolineare le loro caratteristiche acque salmastre.

Una delle curiosità che mi ha colpito di più riguarda sicuramente gli studi sui livelli di acidità dell’acqua delle saline. A causa della vicinanza con le industrie, tutti potremmo pensare che l’acqua delle saline abbia un carattere acido. Invece, con grande stupore, si è scoperto che le acque di questi luoghi sono neutre. Questo perché le saline sono dei veri e propri depuratori naturali. Tutto ciò mi trasmette speranza, e mi fa riflettere sul fatto che troppo spesso tendiamo a concentrarci sulle industrie, su tutto quello che c’è di negativo, quando abbiamo davanti una ricchezza inestimabile.

Si tratta di fare una scelta: piangersi addosso o rimboccarsi le maniche? Se oggi le saline non vengono valorizzate è solo a causa della nostra incuria, della nostra indifferenza. Le saline sono un pezzo della nostra identità di augustani ma noi tendiamo a sottovalutarle e trascurarle. Anch’io pensavo che le saline non fossero niente di speciale, ma arrivata sul posto, dopo aver osservato tutta quella natura meravigliosa e dopo aver ascoltato la presidente di “Italia Nostra“,  prof.ssa Jessica Di Venuta, mi sono del tutto ricreduta.

Credo che anche una campagna di valorizzazione del luogo, un programma per far conoscere a tutta la popolazione questa grande ricchezza, e per promuovere la cura di questi luoghi, potrebbe fare tanto. La valorizzazione delle saline di Augusta, magari in associazione con alcune università o enti governativi, potrebbe portare anche allo sviluppo di molti altri settori (turismo, ambiente, imprese…) oltre che alla possibilità di vari posti di lavoro.

Elisa Caramagno 2QL