Un simbolo su una spirale di sabbia

Sono passati 77 anni dalla liberazione del campo di concentramento di Auschwitz. Sono passati 77 anni da quando le truppe sovietiche hanno posto fine a quello scempio. 

Ma è davvero del tutto scomparsa quella cattiveria? Ma è davvero finito tutto da quel giorno? 

Noi alunni del Polo Liceale Mattioli, in occasione della Giornata della Memoria, ci siamo interrogati anche su questo. Abbiamo scelto di lasciare una pietra, abbiamo scelto di lasciare delle parole, un simbolo, su quella spirale di sabbia che è stata posizionata all’interno della scuola. 

Una pietra, come tradizione, come usanza, come legame. Un pensiero, una riflessione, affinché questo gesto lasci un segno, rimanga parte di noi ogni giorno. 

Nei biglietti lasciati compaiono citazioni, poesie, estratti, canzoni, piccole frasi, anche in lingua inglese. 

Calligrafie differenti, parole e lettere messe insieme, tutte con lo stesso intento: ricordare

L’importanza del ricordo, come segno tangibile di ciò che è stato il nostro passato e di ciò che vogliamo per il nostro futuro. 

Il ricordo è un’impronta. Il ricordo ci insegna. Il ricordo ci appartiene. 

Nei biglietti lasciati affiorano coscienze di ragazzi che desiderano mantenere viva la storia, la nostra storia in quanto uomini, la nostra storia come monito, come lezione di vita, ora e sempre. 

Qualcuno scrive: 

“27 gennaio Giornata della memoria 

Per NON dimenticare

certo, va bene, ma io spesso ci rifletto 

cosa cambia dall’essere NUMERATI

come nei campi di concentramento

all’essere etichettati? 

Giorno dopo giorno migliaia di ragazzi vengono sterminati dalle parole, dalle cattiverie, dalla perfidia

omicidi indiretti, SUICIDI

Al posto dei campi, la terra stessa 

Al posto dei nazisti, la società”

Le discriminazioni sono oggi in crescita davanti ai nostri occhi. Si tratta di una forma di avversione silenziosa, che agisce persino attraverso le istituzioni. C’è inoltre chi afferma che l’eliminazione della parola “razza” non faccia altro che ridurre l’attenzione opportuna nei confronti di questo fenomeno. Se ne parla ancora in questo 2022, nonostante il lascito di una storia indegna come quella dei campi di sterminio. Ma l’uomo come può continuare ad essere così abominevole? 

E di nuovo leggiamo: 

«[…] I tre condannati salirono insieme sulle loro seggiole. I tre colli vennero introdotti contemporaneamente nei nodi scorsoi. Viva la libertà! gridarono i due adulti. Il piccolo, lui, taceva. Dov’è il buon Dio? Dov’è? domandò qualcuno dietro di me. A un cenno del capo del campo le tre seggiole vennero tolte. Silenzio assoluto. All’orizzonte il sole tramontava. Scopritevi! urlò il capo del campo. La sua voce era rauca. Quanto a noi, noi piangevamo.  Scopritevi! Poi cominciò la sfilata. I due adulti non vivevano più. La lingua pendula, ingrossata, bluastra. Ma la terza corda non era immobile: anche se lievemente il bambino viveva ancora…Più di una mezz’ora restò così, a lottare fra la vita e la morte, agonizzando sotto i nostri occhi. E noi dovevamo guardarlo bene in faccia. Era ancora vivo quando gli passai davanti. La lingua era rossa, gli occhi non ancora spenti. Dietro di me udì il solito uomo domandare: Dov’è dunque Dio? E io sentivo in me una voce che gli rispondeva: Dov’è? Eccolo: è appeso lì, a quella forca…” . -Elie Wiesel, La notte- 

Una poesia dal titolo “In memoria”

“Una sirena assordante come un urlo che lacera,

 nel profondo della mente questa blatera. 

Emette suoni di dolore che durano ore ed ore, 

o dovrei dire due minuti, per tutti gli avvenimenti accaduti.

Urli e pianti, di giorno e di notte continuano agghiaccianti 

mentre si sceglie la loro sorte.

La loro sorte è stata scelta ottant’anni or sono

quasi tutti rinchiusi in una cella.

E ogni tanto ragiono sul motivo della scritta: 

“se Dio esiste dovrà chiedermi perdono”. 

“Se Dio esiste dovrà chiedermi perdono” è una frase che appare su uno dei muri del campo di  Auschwitz, incisa da un prigioniero ebreo. In entrambi gli estratti scelti, si fa cenno a Dio, a testimonianza della fede, del ruolo del divino durante e dopo la deportazione. La vera domanda però dovrebbe essere: “l’uomo dov’era?”. 

Quanto vorrei che tutti cominciassero a riflettere! Comprendere ciò che il popolo ebraico ha vissuto è impossibile. Capire a pieno lo strazio che ha dovuto sopportare lo è altrettanto. Ma possiamo evitare di dimenticare. 

Posizionare una pietra non significa chiudere un capitolo e lasciarcelo alle spalle con indifferenza. Posizionare una pietra significa lasciare nella nostra memoria una traccia. 

“Tutti abbiamo bisogno della memoria. Tiene il lupo dell’insignificanza fuori dalla porta.”

“Per tutte le anime che sono state distrutte, inghiottite. Per chi ha sofferto e per chi soffre. Ma anche per chi oggi non se ne interessa”. 

Quella che si è tenuta a scuola è stata indubbiamente una tra le iniziative più significative. Un grazie va alla  prof.ssa Giovanna Santangelo, organizzatrice dell’evento, e alla studentessa Monia Gizzarelli che ha realizzato la spirale di sabbia.

Mi auguro che questo momento, d’ora in poi, rimanga nel cuore di tutti coloro che, direttamente ed indirettamente, hanno partecipato. Tanti foglietti, tanti pezzi di carta, tante parole, tante domande e tanto dolore, come un continuo rumore che ci martella il cuore sempre. 

Milioni di uomini, milioni di donne, milioni di bambini, milioni …come granelli di sabbia. 

 

Ilaria Sputore

 

Foto di Ilaria Sputore