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“Quelle divisioni, quell’odio, quei soprusi non trovino mai più spazio in Europa”

Dal discorso del Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana , Mario Draghi, nel Giorno del Ricordo, celebrato nell’Aula del Senato.

Ascoltare le parole che il Presidente Draghi ha pronunciato in Senato, in occasione del Giorno del Ricordo, genera speranza, come se finalmente la luce su ciò che è stato possa produrre  una società nuova, fondata sulla pace.

Ma, a ben riflettere, sulle speranze finisce per prevalere la confusione. Non sempre le parole che pronunciamo sono vere, provenienti dal cuore, a volte sembra che ognuno di noi sia  costretto a leggere un copione per non venir meno alle attese altrui. Le occasioni per riflettere sul male provocato dall’uomo ad un altro uomo, sono tante: ricordiamo le foibe, l’olocausto, le tante situazioni che hanno generato sofferenza in alcuni e freddezza senza emozioni in altri. Le parole del Presidente Draghi vogliono indicare un mondo migliore ma, in realtà, quell’odio che non dovrebbe più esistere, è ancora presente tra noi e, invece di ridursi, sembra sempre più dilatato. La situazione sta diventando incandescente. Non solo in Europa ma in tutto il mondo si percepisce la presenza di un odio non sempre evidente ma comunque diffuso. Le parole possono essere non sentite, non capite, perfino non dette, ma le emozioni si capiscono attraverso gli occhi. Quando una persona “strana” sale sull’autobus, viene osservata con occhio critico, così come una persona “diversa” in una classe di normali avrà sempre difficoltà ad integrarsi, o una persona “diversamente abile” non troverà molto spazio in una squadra. Ma l’odio può concretizzarsi in  violenza estrema: le uccisioni, i femminicidi, i rapimenti, gli stupri, il bullismo, il razzismo sono reati all’ordine del giorno.

La guerra, le foibe, l’olocausto, la colonizzazione sono simboli di odio e di avidità nella storia, ma sono prima di tutto simboli di diversità.

È giusto ricordare le tragedie del passato ma non deve essere solo una questione di memoria. Bisogna agire per creare una società migliore, perché parlare è semplice mentre adoperarsi per creare una società più umana non è così immediato: bisogna avere il coraggio di essere diversi anche solo per aver fatto un’azione di cui potrebbe beneficiare un altro individuo a noi sconosciuto .

Gli insegnamenti non vengono impartiti solo a scuola, con i libri, ma possiamo imparare da tutti, con tutti, non importa dove e quando e non importa l’età, siamo tutti nati in un mondo pieno di odio, di male e di violenza, ma nessuno ci costringe a praticarli. Dobbiamo considerarci il punto di partenza di una vita bella, dobbiamo preoccuparci di aiutare, di amare, di vedere la bellezza in ogni cosa, di attuare la pace con pazienza e disinteresse. E, come ha detto, Nietzsche, “ciascuno deve organizzare il caos che ha dentro di sé”. Questo è il nostro primo passo per un mondo senza caos.

 

Ben Hajji Darine    V D “N.O”