Un eroe sconosciuto, Giorgio Perlasca

Non tutti conoscono la storia di Giorgio Perlasca, un commerciante italiano , che  durante la Seconda guerra mondiale riuscì a salvare oltre 5mila ebrei ungheresi dalla Shoah fingendosi console generale spagnolo.

Giorgio Perlasca nacque a Como nel 1910. Negli anni ’20 aderì con entusiasmo al fascismo, per poi arruolarsi nel 1930 nelle Camicie nere. Si arruolò come volontario nella guerra d’Etiopia e successivamente nella guerra civile in Spagna, combattendo al fianco del generale Franco.                                                                

Tornato in Italia, decise di prendere le distanze dalle scelte di Mussolini di allearsi con la Germania e dalla promulgazione delle leggi razziali nel 1938.

L’8 settembre 1943, giorno dell’Armistizio tra Italia e Alleati, egli si trovava nella capitale ungherese e, prestando fedeltà al giuramento fatto al Regno d’Italia, si rifiutò di aderire alla Repubblica Sociale Italiana di Mussolini. Per questo motivo si ritrovò ad essere ricercato dai tedeschi, cercando rifugio prima da alcuni conoscenti e successivamente presso l’ambasciata spagnola con sede a Budapest, la quale gli rilasciò cittadinanza e passaporto, facendolo diventare per tutti Jeorge Perlasca.

Fingendosi console spagnolo collaborò con l’ambasciatore Angel Sanz Briz , riuscendo a far scampare migliaia di ebrei dai lager, facendoli passare per ebrei con cittadinanza spagnola.

A fine novembre, però, Sanz Briz decise di lasciare Budapest per non riconoscere il governo filo-nazista, abbandonando tutte le persone che in quei mesi avevano trovato rifugio presso le case protette spagnole.

A quel punto lo pseudo-ambasciatore prese con grande coraggio la decisione di rimanere a gestire l’ambasciata, fingendosi un’autorità  inesistente a scopo di salvare tutte quelle persone.

Qui iniziano i 45 giorni in cui Perlasca, attraverso trattative col Governo Ungherese e le autorità tedesche di occupazione, riuscì a proteggere e sfamare  migliaia di ebrei.

L’avanzata dell’Armata Rossa e il susseguente stazionamento in Ungheria, portò Perlasca a far ritorno in Italia dove visse una vita normale, non raccontando a nessuno quanto accaduto, nemmeno alla propria famiglia.

Dopo 40 anni circa, due donne ebree da lui salvate riuscirono a rintracciarlo e finalmente venne a galla la sua azione eroica, riuscita grazie al coraggio ma soprattutto grazie alla furbizia.                                                                              Il 23 settembre 1989 viene insignito da Israele del riconoscimento di Giusto tra le Nazioni. Al museo Yad Vashem di Gerusalemme è stato piantato un albero a lui intitolato e anche a Budapest, nel cortile della Sinagoga, il suo nome appare in una lapide che riporta l’elenco dei giusti. Perlasca muore a Padova il 15 agosto del 1992, all’età di ottantadue anni.

 

Sofia Sollazzo 5Csp