Un buco nero che genera stelle? La scoperta di Amy Reines

E’ stato recentemente scoperto un buco nero che crea stelle, anzi che le divora insieme a tutto quello che le circonda e tutto ciò che lo circonda. Si trova nella Galassia Henize 2-10, una galassia nana che dista dalla Terra, circa, 30 milioni di anni luce nella costellazione della bussola.

Ma andiamo a capire perché questo buco nero fa un’azione opposta rispetto agli altri finora scoperti. Il buco nero, in questione, presenta una lunga scia formata da un flusso di gas ionizzato che si estende per 230 anni luce. Questa scia espelle molte stelle in poco tempo e, essendo Henize 2-10 una galassia più piccola rispetto ad altre, il buco nero contenuto è meno denso e non ha la forza di attirare corpi a sé. Nonostante ciò, il gas contenuto è così compresso che riesce a “sputare” queste stelle tramite la lunga scia. Si tratta, quindi, di una scoperta sensazionale nata dalle ricerche di Amy Reines, un’astrofisica del Montana State University, e resa possibile grazie al telescopio spaziale Hubble, un telescopio potentissimo situato a circa 547 chilometri dalla superficie terrestre, che riesce catturare più di 10.000 costellazioni in un immagine. Infatti, prima dell’esistenza di Hubble, l’astrofisica aveva già avuto sospetti su questa galassia, in particolare nel 2011, ma non avendo prove sufficienti, le sue ipotesi erano state scartate. Dopo la scoperta decisiva, Amy Reines ha affermato: «Fin dall’inizio sapevo che qualcosa di insolito e speciale stava accadendo in Henize 2-10, e ora Hubble ha fornito un’immagine molto chiara della connessione tra il buco nero e una regione di formazione stellare vicina situata a 230 anni luce dal buco nero». 

Essendo stato scoperto in modo ufficiale da poco, non si sa ancora se possa essere o meno pericoloso per il nostro pianeta. In generale, sappiamo che i buchi neri sono pericolosissimi se troppo vicini a noi e, in pochissimo tempo, verremmo attirati a loro. Ma qui si tratta di un caso particolare e non abbiamo ancora risposte. Questo è ancora il primo di una possibile lunga scoperta. In ogni caso è un grande passo per l’astrofisica e un’emozione per gli appassionati.

Giulia Sapienza, III A