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Viralità e fenomeni mediatici, il caso di “Neos Genesis Evangelion”

Il concetto di viralità può risultare a volte complesso da comprendere. Non si può infatti prevedere cosa diverrà famoso in quanto tutto ciò che è figlio dell’era moderna risulta, spesso, caotico e incomprensibile a chi è esterno a questo mondo.

Non è raro trovare video di giovani che mossi dal desiderio di fama si ritraggono mentre hanno atteggiamenti stupidi per imitare altri che prima di loro con le stesse idiozie si sono guadagnati un breve periodo di notorietà. Spesso, le cose che diventano virali infatti vengono subito dimenticate dal pubblico generale, ma se ciò non avviene, allora si può parlare di un vero e proprio fenomeno mediatico. E’  il caso di “Neos Genesis Evangelion”, serie cult dell’animazione del Sol Levante pubblicata oramai quasi trenta anni fa, nel 1995 partorita dalla mente di Hideaki Anno.                                                             

Ad un primo contatto la serie può sembrare semplice e banale; la classica storia di un eroe a stampo messianico che dovrà salvare la terra da una minaccia aliena. Col passare degli episodi però, iniziano ad emergere nuove tematiche sempre più profonde, tra cui vari riferimenti alla cultura giudaico-cristiana (ad esempio si scoprirà poi che in questo universo gli uomini sono figli di Lilin, la prima moglie di Adamo secondo l’antico testamento).                                   

La grande viralità della serie non è però principalmente legata alla sua profondissima rilettura dei testi sacri o alla grandiosa caratterizzazione del mondo in cui si svolgono gli avvenimenti narrati, che indubbiamente prende spunto dal capolavoro degli anni ottanta “Blade Runner” del grande Ridley Scott, ma dai suoi personaggi.                                                                                                         

A partire dal protagonista, Shinji Ikari, fino al più infimo dei personaggi, suo padre Gendo, ogni membro del cast subisce una costante evoluzione durante tutta l’opera. 

Il personaggio che più mi ha colpito è indubbiamente Rei Ayanami.                                                                                  

Ella appare sin dal principio come totalmente apatica e indifferente verso ogni tipo di stimolo. 

Durante tutta l’opera ho provato a immaginare un motivo che potesse giustificare la sua chiusura emotiva, ma mai avrei pensato ad una trovata tanto geniale quanto macabra. Rei in realtà non è un singolo individuo, ma è un clone prodotto in serie da Gendo utilizzando il codice genetico della sua defunta moglie. Nonostante ciò, le varie Rei hanno una memoria condivisa e ricordano perciò tutte le pene patite dal clone precedente (altra idea probabilmente estrapolata dall’opera magna di Scott). Adoro questo personaggio perché riesce ad esprimere concetti molto umani nonostante sia l’esatto opposto di umana. 

Sebbene il mio amore per questo franchise si fermi qui, molte persone nutrono per “NGE” un amore smisurato, tanto da arrivare a travestirsi come i loro personaggi preferiti, in una pratica comunemente conosciuta come “Cosplay”.

In conclusione, sebbene spesso tendano a divenire virali esempi per lo più negativi da ogni punto di vista, ci sono anche casi in cui creazioni con tanto da raccontare (come “NGL”) raggiungono la massima notorietà e finiscono poi per segnare drasticamente la vita dei consumatori. Per tale ragione, non bisogna disdegnare qualcosa perché virale, poiché potrebbe cambiare in meglio il nostro modo di vivere la vita, come nel mio caso. 

Luigi Belli, III A