Pena di morte, da molti ritenuto disumano

Una tematica ricorrente tra i Mass Media è il dibattito riguardante la pena di morte. La pena di morte,  detta anche pena capitale, è una sanzione penale che priva il condannato  della sua stessa vita. Questa punizione veniva data in origine agli eretici o anche ai  traditore del Re. Oggigiorno questa punizione è utilizzata ancora in ottanta paesi,  come per esempio in USA, in Cina, in Iraq e in Iran, il dibattito è sempre aperto tra  chi sostiene questa sanzione e chi la denuncia come Amnesty International,  organizzazione che si oppone alla pena di morte ritenendola disumana.  Nella Dichiarazione dei diritti umani emanata nel 1948 è esplicitato nell’articolo 2 il  diritto alla vita, che dichiara che nessuno può essere intenzionalmente vietato della  propria vita. Gli oppositori della pena capitale sostengono che quest’ultima abolisce il  diritto alla vita, mentre i sostenitori difendono la pena capitale affermando che il  diritto alla vita deve essere applicato in senso alla giustizia.  

In Italia la pena di morte è stata in vigore fino al 1889, ma restò in vigore per i  militari fino a dopo la caduta del fascismo. Soltanto con la costituzione la pena di  morte venne abolita definitivamente.  

La pena di morte come tutte le altre pene non elimina il rischio di innocenza. In  particolare negli USA molti prigionieri vicino alla pena di morte dopo essere stati  rilasciati come degli innocenti, fanno emergere la questione delle poche e mal  accurate indagini riguardanti questi casi. Come afferma Amnesty International, nel  2019, almeno 11 persone sono state messe a morte senza tutte le certezze sul caso.  In Cina sono state rilevate un sacco di pene di morte che tra il 2014 e il 2016 si  aggirano sulla 930 delle quali solo 85 presenti nel registro.  

In conclusione la pena di morte è un reato penale che vieta il diritto alla vita e che  secondo la maggior parte delle persone deve essere abolito poiché ritenuto disumano.

Nadir Massimino, III C