Ritorno al mondo nuovo di Aldous Huxley

“Ritorno al mondo nuovo”, dello scrittore inglese Aldous Huxley , è uno dei più grandi capolavori del ventesimo secolo.

Quest’opera viene intesa come una distopia, poiché descrive un mondo ormai deteriorato, imperfetto, quasi invivibile, dove gli esseri vengono creati in laboratorio tramite particolari macchine che, alla fine del processo di nascita, tendono a selezionare e a categorizzare gli individui in “ranghi sociali” distinti da lettere dell’alfabeto greco. In base alla lettera loro assegnata saranno destinati a differenti occupazioni.

La parte dedicata alla pedagogia è alquanto particolare giacché l’apprendimento accade in modo inverso: si educa, cioè, provocando traumi; i bambini, mentre sfogliano libri illustrati, vengono sottoposti a scariche elettriche di bassa intensità.

Di sicuro non è un libro per tutti giacché necessita di una totale immersione nella lettura e di una vivace immaginazione, ma il mio consiglio è quello di fermarsi a riflettere sui vari significati, celati e non, presenti nel testo.

Ci troviamo in un immaginario stato totalitario del futuro, nel quale ogni aspetto della vita viene pianificato in nome del razionalismo produttivistico e tutto è sacrificabile a un malinteso mito del progresso. Qui nulla è lasciato al caso, ognuno lavora per il bene di tutti e il culto di Ford domina la società mentre i cittadini, concepiti e prodotti industrialmente in provetta, non sono oppressi da fame, guerra, malattie e possono accedere liberamente a ogni piacere materiale. In cambio del benessere fisico, però, devono rinunciare a ogni emozione, a ogni sentimento, a ogni manifestazione della propria individualità. Produrre, consumare e, soprattutto, non amare.

Dopo aver letto le prime 100 pagine, ricordo di aver provato un forte senso di angoscia. L’angoscia è svanita subito dopo aver compreso quello che Huxley voleva trasmettere con il suo scritto. Grazie ad una visione più aperta si riesce ad afferrare come nell’imperfezione sia presente una forma di perfezione contorta, aggrovigliata. Nulla è lasciato al caso.

Huxley ha sicuramente scelto un argomento non semplice che tende, però, alla riflessione sulla centralità delle emozioni e delle relazioni umane.  Alcuni potranno pensare che l’assenza di sentimenti sia sinonimo di serenità, di quiete. Ma cosa sarebbe l’esistenza dell’uomo senza la presenza di ciò che ci rende umani?

Giuseppe Basilico