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Una melodia nascosta nell’Ultima Cena di Leonardo da Vinci

L’informatico  e musicista sardo, Giovanni Maria Pala, sostiene con convinzione che l’Ultima Cena di Leonardo da Vinci nasconde una precisa partitura musicale, precisamente, un adagio in tre quarti. Lo racconta nel libro “La musica celata” del 2007.

Il segreto è da scoprire «nella posizione delle mani degli apostoli e in quella dei pani sulla mensa che insieme danno vita a una frase musicale scritta», da leggere da destra verso sinistra. Pala è convinto che, sovrapponendo le cinque linee del pentagramma al dipinto, le mani di Gesù Cristo, quelle dei suoi apostoli e dei pani posti sul tavolo riuscirebbero a descrivere una partitura musicale.  Anche Alessandro Vezzosi, direttore del museo dedicato a Da Vinci in Toscana ritiene la scoperta “plausibile”. “C’è sempre il rischio di vedere qualcosa che non c’è – afferma Vezzosi – ma è certo che gli spazi nel dipinto sono divisi in modo armonico”. “Quando si hanno proporzioni armoniche, si può trovare della musica”.

La melodia, eseguita con l’organo a canne, strumento prevalente per la musica religiosa all’epoca di Leonardo, è lenta e triste, ogni nota ha una vibrazione particolare. 

Pala ha paragonato la melodia a un requiem. La descrizione è idonea, visto che tutte le interpretazioni del brano vengono eseguite alla velocità di un largo. La melodia contiene una musicalità sufficiente a suggerire che sia stata scritta apposta, cosa che indica come Leonardo abbia progettato l’opera tenendola a mente.

Pala ha iniziato i suoi sforzi per scoprire la melodia nel 2003, dopo aver sentito voci sulla sua esistenza. Ha spiegato di aver sentito un breve rapporto e che, come musicista, voleva approfondire la questione, cosa che ha portato a un esteso studio del capolavoro del grande maestro, che avrebbe richiesto anni di lavoro.

Il noto capolavoro leonardesco,  un dipinto parietale ottenuto con una tecnica mista a secco su intonaco (460×880 cm), databile al 1494-1498, è stato realizzato su commissione di Ludovico il Moro nel refettorio del convento adiacente al Santuario di Santa Maria delle Grazie a Milano. 

Pala ha suggerito che l’artista abbia usato intenzionalmente mani e pane come simboli cristiani. Il pane rappresenta il Corpo di Cristo, mentre le mani sono strumenti che aiutano nella transustanziazione. Il fatto che siano tutti collocati in un’intonazione precisa sostiene la teoria per la quale erano intesi come note musicali.

All’inizio per Pala la melodia sembrava poco interessante. E’ stato solo quando l’ha suonata al contrario, da destra a sinistra, che ha trovato quello che cercava. Questo metodo “al contrario” era una particolarità dello stile di composizione dell’artista, che scriveva da destra a sinistra.

 

Diana Pachioli