La sindrome di Renfield ovvero il vampirismo

Il vampirismo è una malattia nota anche come sindrome di Renfield. Si tratta di una forte ossessione nei confronti del sangue, tanto da berlo.

I vampiri sono creature leggendarie che hanno affascinato l’immaginario popolare per secoli. In Italia, la figura del vampiro ha una storia che risale almeno all’ XVIII secolo. Uno dei più famosi vampiri italiani è senza dubbio Crognaletti. Secondo la leggenda, Giuseppe Crognaletti morì nell’ XVIII secolo e fu sepolto in una tomba poco profonda. Dopo la sua morte, si dice che abbia iniziato a tormentare i suoi vicini di casa, che si lamentavano di essere svegliati di notte dal suono di passi pesanti e di gemiti provenienti dalla sua tomba. Si dice anche che abbia attaccato e ucciso diverse persone del villaggio.

A Tolentino, nelle Marche, un altro vampiro terrorizzava il villaggio uccidendo diverse persone prima di essere eliminato da un gruppo di uomini coraggiosi.

Anche se la maggior parte delle leggende sui vampiri sono oggi considerate solo storie, questi racconti continuano a esercitare un fascino sulla cultura popolare italiana e ad alimentare l’immaginario degli appassionati di horror.

Sono stati, inoltre, registrati veri e propri casi di cronaca nera come, ad esempio, quello del Dracula di Calle Dell’Aseo, nel 1963.

In un freddissimo 1° febbraio 1963, in calle dell’Aseo, a Cannaregio, si ode un grido agghiacciante. A urlare è una donna, i passanti sono pochi, ma quei pochi si guardano bene dall’intervenire: pensano si tratti di una lite tra fidanzati. Il fatto che la donna sia a terra, col sangue che cola e tinge di rosso la neve circostante, lascia evidentemente indifferenti; allora come oggi che una donna rimanga vittima della violenza del “suo” uomo sembra faccia parte delle regole del gioco.

L’uomo, morde furiosamente sul collo la donna. Lui le tiene ferme le braccia, mentre la donna urla e tenta di divincolarsi, ma senza successo. Passa di là un poliziotto fuori servizio, Elio Berdozzo, che si rende conto della situazione, interviene e afferra il vampiro per i capelli, tirando disperatamente e liberando così la malcapitata che, in preda al terrore e con il volto trasformato in una maschera di sangue, si rifugia in un’osteria. Tra i due scoppia una violenta colluttazione. Ancora una volta nessuno interviene. Come riferirà il cronista del giornale locale, il Gazzettino.

Il poliziotto si libera dalla presa del vampiro, ma il “Dracula di Calle dell’Aseo” non desiste: supera un ponte e tenta di mordere sul collo un’altra donna. A questo punto però anche gli indifferenti si rendono conto che qualcosa davvero non va: quando il poliziotto arriva di corsa per sottrarre la donna dalla stretta del vampiro, intervengono e finalmente immobilizzano l’uomo, seppur dopo una sua disperata resistenza.

L’uomo viene portato in commissariato dove lo identificano come un trentunenne originario di un’isola della laguna. Dopodiché lo trasferiscono in ospedale, reparto psichiatrico, dove stabiliscono che è «sano di mente», seppur «in stato confusionale».

Al processo, un amico testimonia che il “vampiro” è in preda allo sconforto, perché ama una donna, Maria, che non sa nulla della sua infatuazione.

il “vampiro”, quel freddissimo pomeriggio di febbraio, era uscito di casa per andare a buttarsi sotto a un treno. Il viaggio dall’isola della laguna alla stazione ferroviaria veneziana è abbastanza lungo, e alcuni testimoni riferiscono al giudice che sì, quell’uomo in quel giorno si aggirava davvero attorno alla stazione. 

Racconta che si era sentito male e che alcuni sconosciuti stavano tentando di legarlo. Poi dichiara: «Sì, ricordo qualche cosa: ricordo due donne che assomigliavano alla Maria e che poi si erano trasformate in mostri che volevano assalirmi. E una voce interiore, prepotente, che mi diceva di aggredirle».

A questo punto i suoi avvocati non fanno una gran fatica a fargli riconoscere l’infermità mentale. 
Qui finisce la storia del vampiro di Venezia che, scontata una breve condanna, torna nella sua isola natale e non risulta abbia mai più dato segni di voler mordere sul collo giovani donne incontrate per caso lungo una calle.

Alessia Dragaj