Diario di un prigioniero – La Pena

Tra rabbia e rassegnazione, nel Capitolo “La Pena” avviene poi il rovesciamento tra prigioniero e carnefice, e ci si ritrova a scegliere tra “compact” o “streaming”.
“Io sono il disco, non chi lo canta, sto in una gabbia e mi avvilisco
Il futuro sopprime colui che negli occhi lo guarda, è un basilisco”
Nella title-track Prisoner 709 c’è la piena fusione tra musica e autore, e Caparezza, divenendo il suo disco, rimane imprigionato all’interno dell’involucro.
Intrecciando abilmente i fili di una sottile metonimia, il cantautore annulla completamente la propria personalità e il CD, in cui inevitabilmente si trasforma, diventa, di conseguenza, l’artista stesso.
“Cerco me stesso, quindi un supporto che ormai
Nessuno può darmi, puoi contarci, 709”
In un brano ricco di collera e sonorità forti, Caparezza esprime tutta la sua avversione per la perdita di ogni traccia di umanità a favore di una totale abnegazione alla musica: il tramutarsi nel CD, dunque,

diventa il modo per convertirsi nella versione musicalmente più pura per un artista – il proprio disco.
Diviene improvvisamente chiara, dunque, la visione dell’autore in cui i CD impolverati sono stipati sugli scaffali, stretti e senza vie d’uscita.
Eppure Caparezza non riesce a distaccarsi dalla versione più politica di sé – cuore pulsante della maggior parte degli album precedenti – e approfitta della prigionia asfissiante in cui versa per rivolgerci la sua critica nei confronti del precario affollamento nei carceri italiani.
“Prigioniero come fu mio padre nel Braccio del 12-10
33 giri nell’atrio, viaggi psicotici, sfregi
Portava un solco dentro che io non avrò mai
Ho solo un numero sul petto: 709”
La rabbia repressa che avvertiamo palpabile in Prosopagnosia attraversa i confini immaginari delle singole canzoni e recita nuovamente da protagonista in Prisoner 709.
“E allora sto tra detenuti non da me temuti
Voglia di elevare i contenuti, scale che non si permette Muti
Prevedo il futuro: Baba Vanga, decedo sicuro, pala, vanga
Porto nelle vene tanta rabbia, non so contenere la valanga”

 

Alessandra Masciantonio