Chiù scuru i menzannotti nun può fari

Non può non commuoversi un augustano che legga il racconto di Benedetta Di Grande della classe V AL del Liceo Scientifico delle Scienze Applicate, del II Istituto di Istruzione superiore “A. Ruiz” di Augusta. Le parole dei nonni la dipingono come un paese bello, ricco e vivace. Oggi è una città ma gli occhi dei ragazzi la percepiscono spenta e deludente. Cambiare si può ma solo a patto di guardarsi intorno con occhi nuovi; solo a patto di cambiare la propria mentalità.

 

 

“Nonno, nonno, ma tu la sai la storia di Augusta? Ti ricordi com’era fatta quando tu eri giovane? Com’erano il mare e l’aria augustana? Ti ricordi dei monumenti?”, chiede Salvatore a suo nonno quando un pomeriggio d’estate lo andò a trovare nella sua casa di fronte all’imponente faro Sant’Elena. “Turi, niputi miu, Augusta è sempre stata una città di mare, di sole, di sale, di pescatori, ma certamente ha una storia più complessa di quello che potrebbe sembrare, qui da noi ci sono state così tante popolazioni differenti che potremmo iniziare ad elencarle adesso e finire domani”.

E il nonno iniziò a raccontare la grande storia di Augusta da Federico II ai giorni nostri.
“Un giorno lontano del 1232 l’imperatore Federico II fondò la città di Augusta, una città nota per il suo mare e per essere situata in punto strategico, crocevia della Sicilia. Qui fece costruire la sua fortezza, il Castello Svevo, com’era solito fare in ogni territorio da lui conquistato. Federico II non era una persona qualsiasi, era un mecenate e dava ospitalità a letterati e artisti, con cui creerà la famosa Scuola poetica siciliana  da cui nascerà un linguaggio che sarà la base di partenza per la nostra lingua italiana. Mio caro nipote, se vai al Palazzo Municipale oppure osservi i gagliardetti augustani, noterai che è presente un’aquila che prende con la zampa una moneta dal mare, questo perché il simbolo di Federico II era l’aquila e quindi ancora oggi è giusto rendere onore al fondatore della città. Di certo oltre alla dinastia sveva, non pensare che non abbiamo ospitato più nessun altro, gentili come siamo abbiamo lasciato le porte aperte a tutti. Abbiamo avuto i Greci, gli Arabi, che ci hanno tramandato la coltivazione delle arance, le stesse che vedi quando passeggi per le strade di campagna. Un altro popolo, gli spagnoli fondò da noi quello che oggi è il monumento della Porta Spagnola, prima utilizzata come accesso alla città”.
“Porta d’accesso della città? Nonno ma che dici, ma se la borgata e Augusta centro sono collegate e sono zone della stessa città a cosa serviva una porta d’accesso?”

“Turi, tu forse non lo sai perché sei troppo giovane, ma la borgata prima non esisteva e Augusta centro era il cuore della città. Adesso essa sembra ancora piccola ma non è così,  è molto estesa e comprende le zone di Augusta centro e Terravecchia, ancora oggi la parte storica della città; la Borgata; monte Tauro;  monte sant’Elena, così chiamato per il faro Sant’Elena, che illumina la costa; Brucoli, la città del mare; Megara Hyblaea e la zona industriale circostante; alcune zone di campagna che precedono Villasmundo e persino Agnone, chiamato così perché ha la forma di un angolo retto e in dialetto “angolo” si dice “agnuni”, italianizzato in “Agnone”. Turi, Turi, tu non eri ancora nato quando è stato edificato, ma sei a conoscenza della sua presenza perché lo vedi tutte le volte che passeggi per il Lungomare Granatello con la tua sorellina: il polo petrolchimico parte integrante della Zona Industriale. Ad oggi Augusta è una zona molto inquinata a causa delle industrie, che raffreddano i loro impianti con le acque di Marina di Melilli ed emanano sostanze inquinanti nell’aria a causa della raffinazione del petrolio. Ricordo bene le manifestazioni di padre Prisutto che voleva la bonifica o la chiusura della zona industriale. Purtroppo Augusta ha un alto numero di morti per cancro, ma si sa che mai sarà possibile chiudere le industrie perché sono il nostro  sostegno economico. Grazie al porto, infatti, i prodotti raffinati, ad esempio il petrolio,  vengono esportati e noi guadagniamo.
Augusta, inoltre, è ormai una città spenta, vuota e la sua arte viene accantonata per interessi più importanti. Voi giovani pensate solo al cellulare, non vi importa più nulla delle bellezze artistiche che noi possediamo: Torre Avalos ad esempio, i forti Garcia e Vittoria, fondati per la difesa del paese perché, vista la posizione strategica di Augusta, era facile che le popolazioni provassero a conquistarla; il Palco della musica, il Castello Svevo. Niputi miu, guarda un po’ queste foto mie e di tua nonna: siamo seduti in una panchina della Villa, dietro il Palco della musica, mentre aspettiamo che inizi il film al Kursaal, eravamo giovani e spensierati. Sai Turi, ancora oggi io e tua nonna andiamo a sederci lì su quella panchina, ma non è più come una volta: il Palco della musica è in stato di abbandono, il Kursaal è chiuso e soprattutto noi siamo anziani ormai; anche il Castello Svevo è dimenticato e in stato di degrado, se passeggi nella stradina che collega la Porta spagnola e la villa te ne accorgerai subito”.
“Nonno, nonno ma io voglio fare qualcosa per quella che, da queste foto, sembrava una bellissima città, sono ormai abbastanza grande per poter fare la mia parte e posso provare a indirizzare gli altri verso la strada giusta”.

“Turi, nel nostro piccolo non possiamo fare molto, potremmo essere più sostenibili, evitando di inquinare con i rifiuti, oppure potremmo evitare di deturpare con graffiti quello che resta dei nostri meravigliosi monumenti. Pensando un po’ più in grande, però, si potrebbe iniziare una riqualifica della zona industriale, convertendola a una produzione più sostenibile, con meno emissione di gas serra e meno inquinamento delle acque del mare. Ciò avrebbe delle conseguenze positive anche sui cittadini e sugli ambienti circostanti, che sono inquinati. Si potrebbe finanziare l’installazione di un depuratore d’acqua, anche questo sarebbe più sostenibile per l’ambiente, perché si eviterebbe la presenza in mare di scarichi fognari e ci permetterebbe di fruire del nostro splendido mare”.

“Nonno, una buona idea sarebbe anche quella di restaurare i nostri monumenti, sono andato in tantissime città molto più piccole di Augusta che hanno dei siti archeologici meravigliosi e sempre ben curati, perché sprecare questa opportunità? Inoltre, la riqualifica dei monumenti ci porterebbe un miglioramento economico enorme, perché, vista la nostra storia, tutti verrebbero a visitare i nostri luoghi”.

“Hai ragione caro, potremmo anche creare una fonte di guadagno grazie al nostro mare cristallino, magari un noleggio di barche per girare tutta la costa augustana. Importante è anche il nostro porto che durante il Covid ha ospitato tantissime navi da crociera, perciò potrebbe essere una fonte di guadagno: lo si potrebbe fare diventare non solo un punto di approdo per le navi, ma una meta turistica.
Mio caro, tutte queste sono buone idee, utili al miglioramento economico della nostra amata città, ma il vero cambiamento si otterrà solo quando la mentalità del popolo augustano cambierà. Bisognerebbe inculcare in voi giovani e non che Augusta può rinascere dalle ceneri come ha fatto la fenice, e che siete voi il futuro della nostra città, che anche se può sembrare una situazione irreversibile, tutto è possibile, se si vuole”.
Salvatore, alla fine, è andato a casa con una frase in testa “Chiù scuru i menzannotti nun può fari”, e con la consapevolezza che vive in una città di grande rilievo storico e artistico, che non può di certo essere dimenticata.

Benedetta Di Grande V AL