La relatività dei sogni

Stefano Di Fazio della II QL del Liceo Scientifico delle Scienze Applicate Quadriennale, del II Istituto di Istruzione Superiore “A. Ruiz” di Augusta, riflette sulla natura dei sogni e sul fatto che la loro realizzabilità o meno è legata al  contesto di appartenenza dei sogni e desideri in questione.

Shakespeare scrisse: “ Siamo fatti anche noi della materia di cui sono fatti i nostri sogni; e nello spazio e nel tempo d’un sogno è racchiusa la nostra breve vita”. Seppure questa affermazione sia di quattro secoli fa, è più attuale di quanto possiamo immaginare. Infatti, nella prima parte, Shakespeare ci dice implicitamente che i sogni sono parte della nostra natura, del nostro essere umani. Chiunque, infatti, ha dei sogni che vorrebbe si realizzassero nella vita reale, ma non sempre si avverano. Nella seconda parte, invece, ci viene detto che la nostra vita è racchiusa dentro i sogni, che una vita senza sogni è una vita vuota. Questi sogni li possiamo anche interpretare come degli obiettivi, obiettivi che dipendono dalla nostra volontà. Solo se ci prodighiamo verso un sogno possiamo renderlo realtà, dipende tutto da noi. Molte volte, l’oggetto dei nostri sogni è un desiderio che ci teniamo dentro, la cui possibilità di avverarsi può variare molto. Se riflettiamo sull’espressione “sognare ad occhi aperti”, possiamo facilmente dedurre il suo significato. Un individuo che sogna ad occhi aperti è una persona che cerca di vedere nella realtà, tramite gli occhi aperti, qualcosa che reale non è. Cerca di immaginare come possa essere quel suo desiderio, quel suo sogno, nella vita reale, riuscendoci o meno. La realizzabilità di un sogno, però, dipende anche dal contesto globale: in un mondo che varia costantemente e ad una velocità allarmante, come il nostro, nulla è certo. Da un giorno all’altro scoppiano guerre, aumenta l’inflazione, arrivano nuovi virus che portano a pandemie e così via. Se, magari, il nostro sogno è di fare la pasta al pesto, nella società dove viviamo non sarà difficile trasformare il desiderio in realtà; se viene male saremo delusi, ma sappiamo che potremo riprovare il giorno dopo. Ma se questo pensiero è formulato da un ragazzo siriano, il cui popolo è in guerra da un decennio, la cui moneta ha un potere di acquisto infimo, le cui risorse a disposizione non sono sufficienti per procurare il basico o i pinoli, allora questo sogno diventa quasi impossibile da realizzare. Il suo, più che un desiderio, è una speranza: speranza, prima o poi, di mangiare la pasta al pesto. Occorre sempre ricordare quanto siamo fortunati non solo nel vivere in un Paese libero, ma anche perché viviamo in un Paese dove possiamo concretizzare i nostri ideali e desideri. Però, come accennato prima, la nostra società varia incessantemente e non è detto che il futuro sia rose e fiori come adesso (tralasciando guerre e prezzi del petrolio e gas gonfiati). Questa situazione deve essere ben chiara in ognuno di noi, sia che abbiamo una prospettiva ottimistica sia pessimistica. Personalmente, credo che l’immediato futuro sarà decisivo per molti anni a venire; se dovesse peggiorare, l’unica luce che possa illuminare questo ipotetico momento di oscurità è senza dubbio la nostra consapevolezza: se viviamo in un posto dove non abbiamo possibilità di realizzare i nostri sogni, dove la nostra mente è vincolata a ideali che non condividiamo, dobbiamo lottare per cambiare ciò; la vita è una e una sola e come tale dobbiamo avere la consapevolezza che essa va vissuta nella migliore maniera possibile, così da darle un senso. Quel senso che cerchiamo nei nostri sogni più profondi.

Stefano Di Fazio  II QL