Relax – Il ritorno di Calcutta

Ventitré e cinquantanove, così cantava Calcutta nel 2015, nel suo brano “Natalios”. Adolescenti e ragazzi ormai cresciuti si ritrovano ad attendere il nuovo album in uscita dell’ artista. Quattro zeri sul display, mezzanotte del 20 ottobre 2023, il disco è finalmente libero. Calcutta fa il suo ritorno sulla scena italiana con “Relax”, album contenente 11 tracce, di cui il brano “2minuti” pubblicato come singolo.

Un ritorno atteso e anticipato da stravaganti trovate promozionali, come una versione ASMR di Relax, “sussurrata” dalla youtuber Sara J, e da alcuni spoiler contenuti nell’esibizione artistica a palazzo della Darsena di Milano.

La sua assenza è stata lunga. Ben 5 anni dall’uscita del suo ultimo album “Evergreen“. Durante questo periodo ha lavorato in collaborazioni e scritto per altri artisti, mantenendo un profilo basso. Un’assenza sicuramente sofferta dallo stesso artista, dovuta sia all’emergenza Covid, sia alla scomparsa della madre, citata nello stesso album, nel brano “SSD”.

Il titolo dell’album, “Relax”, più che a volersi riferire alle melodie rilassate dei pezzi, giustifica di fatto questa lunga pausa e riflette il tempo impiegato per realizzarlo, sfidando il ritmo frenetico della vita moderna e invitando gli ascoltatori a prendersela con calma. Ci vorrebbe un secondo più all’anno per fare  un respiro profondo, per rilassare le spalle, recitava un suo stesso brano contenuto in “Evergreen”, ma nessuno si sarebbe aspettato un respiro lungo 5 anni, eppure così è stato.

Apre il disco “Coro”, probabilmente il brano più particolare, che richiama la sonorità dei canti alpini e crea un’atmosfera onirica. Non è per questo meno ironica: colpisce infatti la provocazione “Se non esistessero i soldi, noi due dove saremmo? / Non si farebbe Sanremo, forse è anche meglio così”, che solleva dubbi sulla possibile presenza dell’artista al prossimo Festival.

Segue “Giro con te”, in cui una realtà deludente trova l’ultimo appiglio in una breve escursione, “prima dell’apocalisse, che tutto finisse ben oltre il limite”. Tra un anno passato che “è stato uno schifo” e la volontà di cambiare pagina, sentiamo nel ritornello più forte che mai l’influenza dell’artista Giorgio Poi, uno dei collaboratori di questo album.

Arriva “Controtempo”, la storia di chi si sente fuori sincronia con qualcuno, cercando inutilmente di far funzionare la relazione, per poi dover rompere l’illusione, “perché tanto poi  solo il mare lo sa / tutto quello che non si chiede, lo riporterà”.

Il passo accelera in “2minuti”, rilasciata come singolo alle radio italiane, già da molti additata come il

pezzo che più entrerà in orbita. Qui forse Calcutta ha finalmente trovato la ragazza cercata nel traffico del brano “Oroscopo”.

Come un lampo sopra la città

Ti ho vista in un angolo da sola nel traffico.

Nonostante ciò non è del tutto convinto (“Ma magari non еri neanche te”), e rimane comunque l’impressione di una perdita a cui non si può porre rimedio, per la quale l’unico conforto sono i ricordi.

Ma è in “Tutti” che ritroviamo davvero la firma distintiva di Calcutta, dove la vanità dei discorsi tra amanti genera un grido di dolore che si mescola alla sua tagliente ironia, che ci ricorda “che sembriamo tutti impauriti, tutti bolliti, tutti falli’, che sembriamo tutti falliti”. Risalta inoltre un  possibile riferimento ironico alle polemiche degli ambientalisti nei confronti dell’artista Jovanotti in merito ai suoi “Jova Beach Party”, concerti che si professano attenti all’ambiente “lavandosi la faccia” (cioè facendo green washing).

Non giocare col mio cuore che poi devasto una spiaggia

Che ci organizzo un bel festival e poi mi lavo la faccia

Ideale seguito di “Intermezzo 1” e “Intermezzo 2”, contenute in “Mainstream”, “Intermezzo 3” divide il disco in due metà pressoché esatte, portando avanti la tradizione di Calcutta di includere almeno un brano strumentale in ogni suo progetto.

Si riparte con la già citata “SSD”, canzone che parla di memorie, e non solo quelle dei computer: affronta infatti la scomparsa prematura della madre, e il suo ritornello è in grado di arrivare dritto al cuore.

Con mia madre in LSD, uh, uh

Anche se non è qui

Perché non è, non è qui

E sembra di non esserci

Sembra di non esserci…

Perché non è, non è qui

L’artista aveva già citato la madre in passato in altri due brani, “Sorriso (Milano Dateo)” e “Due punti”.

La mancanza materna ci ricorda che al nord Calcutta come tutti gli altri soffre di “Loneliness”, e si chiede il perché, ha nostalgia, gli manca la sua vita da teppista, forse le cose più brutte che se mamma sapesse rimarrebbe male” della appena citata “Sorriso (Milano Dateo).

La solitudine torna nel brano successivo, “Ghiaccioli, sebbene qui si può anche ridere nella tempesta. Ci ricorda che non tutte le storie sono uguali, che c’è chi lo riempie di baci ma c’è chi lo riempie di solitudine, e intanto si chiede “chissà se ha senso” leggere l’oroscopo dell’ormai ex fidanzata, con un nuovo riferimento all’astrologia dopo quello del brano “Oroscopo” (“Sono uscito stasera ma non ho letto l’Oroscopo”).

Ma è meglio non “Preoccuparmi”, nonostante sia quello che fa lui ogni giorno, e alla fine è meglio stare da soli che in mezzo alla gente.

Calcutta conclude in “Allegria…” (forse…): lei non torna e un velo di malinconia si stende sul finale dell’album.

L’uscita di “Relax” ha inevitabilmente caricato l’artista di molte aspettative. Un momento che Calcutta gestisce con una dichiarazione:

Io gestisco la mia di aspettativa, a quella degli altri ci dovranno pensare gli altri.

E in effetti non stupiscono le critiche che già dopo poche ore arrivano da parte di alcuni utenti, o  gli elogi, spesso con risultati estremamente polarizzanti. C’è chi sostiene che sia cambiato e che i nuovi brani spesso cadano nel banale e nel mediocre, e c’è chi invece lo sostiene argomentando che non c’è molto di diverso da ciò che abbiamo amato di lui negli anni, e che magari è solo colpa dei tempi che cambiano.

In ogni caso personalmente credo che dovremmo anche noi fermarci un attimo, e concederci la calma di pensare solo alla musica, alle emozioni che ci trasmette, ai valori che ci ispira, e di ascoltare più volte quel brano che sembra non averci colpiti. Perché è chiaro che probabilmente ciò che manca è quella luce che abbagli di colpo, a favore di qualcosa da cui lasciarsi a poco a poco assorbire. Chi apprezza l’artista sa della sua capacità di buttare giù le frasi apparentemente più sconclusionate e di portarti alla riflessione, a reazioni fuori dall’ordinario. Calcutta riesce a tenerci lì, a chiedere e ottenere la nostra attenzione con poche manifestazioni della sua presenza. Non ha abbandonato la nave, è rimasto coerente pur rinnovandosi un po’ senza abusarne, e ha fatto quello che voleva, con la libertà conferita dal successo ormai conseguito e consolidato. E in fondo, il fatto di non ritrovarlo completamente inalterato, è un sollievo, perché anche noi dovremmo essere più maturi, e il sogno cristallino di un passato necessariamente migliore nel presente dovrebbe essersi rotto: siamo cresciuti e lui con noi.

 

Chiara Pica