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Incontro con Liliana Segre, una donna che ricorda a chi vive nel futuro che il passato è sempre in agguato 

Di Alessia Garbugino, 5D

 

Il giorno 23 novembre 2023 alcuni studenti del Liceo Classico Andrea D’Oria si sono recati al teatro Duse di Genova per assistere all’assegnazione del premio Ipazia alla senatrice a vita Liliana Segre, testimone delle atrocità dell’olocausto.

Il premio Ipazia all’eccellenza femminile è dal 2012 un’iniziativa che dà un riconoscimento alle donne che con una loro opera costante hanno contribuito a un miglioramento sociale, culturale ed economico.

I ragazzi hanno assistito a un dialogo molto interessante e commovente tra la giornalista Lucia Annunziata e Liliana Segre. Sono stati toccati diversi argomenti: la storia della senatrice e la sua determinazione nel voler testimoniare, la violenza sulle donne, l’olocausto e la guerra in medio oriente e le sue preoccupazioni a riguardo.

Nella foto Lucia Annunziata insieme a Liliana Segre

Gli uomini e il male:

Per prima cosa, alla luce degli ultimi avvenimenti di cronaca, la giornalista ha chiesto alla Segre, testimone del lato più crudele che un essere umano può mostrare, quale sia secondo lei il motivo di una tale trasformazione da uomo “buono” a “mostro” capace di togliere la vita al prossimo.

Liliana ha affermato che in tutta la sua vita si è interrogata a riguardo, ma non è mai riuscita a trovarvi una risposta.

Ha affermato che il male è intrinseco da sempre negli uomini e che talvolta si mostra quando meno ce lo si aspetta. Nonostante ciò non ci si deve spaventare, anzi deve essere un motivo di forza, di unione, per non dimenticare e agire in nome del bene.

Afferma di aver cominciato a raccontare la sua storia proprio per questo. Ha spiegato che per molto tempo le erano mancati coraggio, forza e voce per ripercorrere quei momenti bui della sua vita che le hanno lasciato delle cicatrici indelebili nell’anima, ma che dopo la nascita dei suoi nipoti ha capito che meritassero di vivere in un mondo migliore, un mondo che fosse in grado di conoscere e comprendere gli errori del passato.

Il valore umano del ricordo:

Ha confessato di essere molto preoccupata per il futuro dell’umanità, ricordando che quello degli Ebrei non fu il primo sterminio.

Nel 1915 infatti avvenne un altro genocidio, quello degli Armeni, ormai ridotto a poche righe sui libri di storia per la mancanza di testimoni viventi.

Liliana ha affermato di avere paura che lo stesso avvenga anche per la Shoah; quando moriranno i testimoni, si perderà il valore umano e emotivamente coinvolgente, lasciando spazio solo all’aspetto nozionistico e storico della questione.

Non c’è cosa più pericolosa dell’indifferenza nei confronti del passato. A suo avviso è lì che si trovano le risposte e le soluzioni per rendere il futuro migliore.

La guerra in Medio oriente:

A proposito di questo la giornalista le ha chiesto cosa ne pensasse della corrente guerra in medio oriente e delle difficoltà che gli Ebrei stanno nuovamente vivendo.

Liliana ha affermato di essere molto preoccupata, ma non spaventata, perché lei continuerà a parlare, non si farà zittire da nulla e nessuno al mondo.

Ha anche confessato che ciò che le fa più male è pensare ai bambini che muoiono e vengono uccisi in nome di genitori che si fanno la guerra e che si odiano per differenze sociali, culturali e religiose.

Gli uomini sono fatti per vivere in pace, non per farsi la guerra. Pensare che a ogni bambino ucciso viene strappata al mondo una porzione di futuro diverso e brillante la distrugge.

La forza della testimonianza:

Lucia Annunziata ha ringraziato Liliana per la sua testimonianza.

Le ha detto che è una delle poche persone che sono riuscite a descrivere gli orrori dell’olocausto in modo efficace e non facendosi travolgere dal senso di amarezza e disperazione che sicuramente le hanno accompagnate durante e dopo l’ esperienza nei campi di concentramento.

Liliana ha affermato che non fosse stato assolutamente facile per lei riuscire a ritenersi all’altezza della sua stessa vita dopo ciò che le era capitato.

Si chiedeva perché proprio lei era sopravvissuta, perché lei in mezzo a tante altre persone; non riusciva a spiegarselo.

Si sentiva morta dentro, privata della sua femminilità, della sua identità e della sua dignità.

È difficile ricominciare, non a vivere, ma a esistere, consapevole degli orrori vissuti.

Ha trovato la sua forza nelle poche amiche che avevano continuato a considerarla un essere umano e non una persona “diversa” di cui avere paura, nel marito, nei figli, nei nipoti e poi, dopo, nella sua stessa testimonianza.

Come infatti afferma anche nei suoi discorsi e nei suoi libri, il motivo per cui era sopravvissuta era la spinta a  raccontare, doveva essere la voce che di tutti coloro che invece erano morti e doveva vivere per loro.

Doveva far sì che quelle atrocità servissero da insegnamento e non fossero fini a se stesse.

La famiglia è stata fondamentale per lei perché, grazie al marito, che l’ha amata nel momento in cui le veniva difficile amare se stessa, e ai figli, che le sono sempre stati vicini, è riuscita a ritrovare un senso nella vita.

A questo proposito ha raccontato del momento in cui nel 2018 le è stato conferito il titolo di senatrice a vita. La prima telefonata dopo la notizia l’aveva fatta a suo figlio, per ringraziarlo del supporto e per condividere con lui un momento così gratificante.

Il ripudio dell’odio e della vendetta:

Liliana Segre ha infine raccontato un avvenimento che spesso cita durante le sue conferenze e che funge da grande insegnamento per tutti.

Alla fine della marcia della morte, durante la quale erano morti moltissimi ebrei, i tedeschi hanno capito che sarebbe stata solo questione di tempo prima che soldati russi arrivassero e liberassero i sopravvissuti.

Con vigliaccheria un soldato tedesco, che fino a pochi minuti prima aveva ucciso con grande crudeltà, si era spogliato della sua uniforme e anche della sua pistola proprio davanti a lei.

In un primo momento il suo unico pensiero era stato “prendi l’arma e sparagli. Vendicati per l’orrore che ti ha fatto passare e per la vigliaccheria con la quale sta cercando di lavarsene le mani”. Dopo invece ha capito che lei non sarebbe mai stata come lui, non sarebbe mai diventata un’assassina.

Ha affermato con commozione che questo è stato un momento di svolta che l’ha cambiata per sempre.

Ha capito che avrebbe continuato a vivere predicando la pace e mai si sarebbe rifugiata nell’odio o nella vendetta.