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Intervista all’artista Anna Torre che ci ha toccato il cuore con le sue “tracce di emozioni”

L’artista e professoressa Anna Torre ha dedicato gli ultimi minuti dell’incontro “Tracce di Emozioni” al Mattioli’s Chronicles . La ringraziamo per averci concesso quest’ intervista.

Qual è il suo movimento artistico preferito e perché? 

E’ l’Impressionismo, perché è il movimento che in maggior misura permette di esprimere ciò che di più bello è in me attraverso la natura.  La natura mi offre e io concedo, realizzando queste opere, facendo uso di  larghe pennellate, restituendo luce e colore, partendo nell’immediato, abolendo ogni tipo di disegno preparatorio e, ovviamente, pitturando en plein air.  

C’è un quadro che simboleggia una fase importante della sua vita che le è rimasto nel cuore?

C’è un quadro che  risale alla mia giovinezza, quando, dopo un ampio percorso di studi, sono riuscita a creare un mio autoritratto in formato gigante. Avevo bisogno di  rappresentare i miei caratteri somatici con determinazione, avevo bisogno di vedermi dentro. Quindi ho cercato di realizzarmi in modo monumentale. Quest’opera è poi rimasta a casa dai miei genitori e non l’ho mai riportata indietro perché mi sembrava doveroso lasciarla a loro, glielo dovevo. Se oggi sono importante dal punto di vista artistico lo devo solo ai mie. Mi hanno incoraggiata e sostenuta nel percorso artistico, con duro lavoro e sacrifici. Ero la prima di otto figli, quindi non era semplice farmi coltivare questa passione. Non mi hanno mai tarpato le ali, anzi, mi hanno fatto spiccare il volo. Se sono quella che sono, lo devo solo a loro. 

Cosa le piacerebbe rappresentare in un futuro molto vicino? 

Adesso ho voglia di rimettermi all’opera dopo tanto riposo doveroso. Ho bisogno di rispolverare tutte quelle tematiche che avevo affrontato anche in passato. Tuttavia, non è il tema in sé che mi interessa. A me interessa esprimermi al meglio, attingendo da qualunque realtà; mi basta anche una mela sul tavolo per riportarmi all’opera e rappresentare quel gioco di luci ed ombre che più mi attrae.  

Cosa direbbe a Van Gogh se fosse qui ora? 

Gli direi che è stato un uomo straordinario, un genio. Il fatto che sia stato sottovalutato nella sua epoca mi rattrista molto. A dire il vero, a lui mi accomuna una cosa: è nato nel 1853, io nel 1953 quindi, per questo, mi sento un po’ più legata a lui. Lo adoro per quello che è stato. Mi è dispiaciuto molto per come la sua storia si sia conclusa tragicamente.

Qual è oggi il suo sogno di artista nel cassetto? 

Forse i miei sogni li ho realizzati un po’ tutti, forse mi potrei considerare soddisfatta della vita, abbastanza appagata. Ho fatto di tutto, direi anche nel migliore dei modi, o almeno ho tentato. L’unica cosa che desidero fare, come fase conclusiva del mio percorso di vita, sono altre esposizioni di mostre personali, per rimettermi in discussione e dimostrare a me stessa che ne è valsa la pena. Ho vissuto per uno scopo, quello di esprimere a colori i miei sentimenti. Ciò che ho esaminato e che magari può sfuggire ad altri osservatori è che non abbiamo più la tendenza ad osservare, ma la tendenza a correre, tendenza a osservare gli orari ed i nostri ruoli ma mai ciò che ci circonda che, invece, è la cosa più importante e più bella. 

Quale colore userebbe per descrivere questa giornata e questo incontro?

Un arcobaleno di colori. Li utilizzerei tutti. Davvero una giornata incantevole. 

 

                                                                                                                                Laura Del Casale