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Sulle tracce dell’arte- visita guidata tra i musei di Palazzo D’Avalos

Nei giorni 16, 17 e 18 gennaio, in occasione del Festival della Scienza Ad/ventura, le porte del museo archeologico di Palazzo D’Avalos si sono aperte agli studenti del Mattioli per un percorso guidato tra l’arte e la storia della città di Vasto.

Durante la visita è stato possibile ammirare, prima di tutto, il Palazzo stesso, risalente al 1500 e costruito sulle spoglie di un vecchio edificio che apparteneva al Marchese Caldora. Della struttura originale abbiamo potuto osservare alcuni elementi ancora visibili come gli antichi archi infossati e le finestre murate. La guida ha illustrato come la posizione scelta dai d’Avalos sia strategica, tra il mare e il castello Caldoresco, proprio per rispondere al bisogno di controllo e difesa di quella che era una famiglia di guerrieri.

Ci siamo poi spostati nelle sale interne dove sono esposti numerosi resti di età romana rinvenuti nel territorio vastese. Tra questi un imponente sarcofago biposto, completo di iscrizioni e disegni, vari mosaici bicromi e policromi che un tempo ricoprivano pareti e pavimenti degli edifici pubblici e, ancora, lapidi e urne provenienti dall’antica necropoli della città.

All’esterno abbiamo percorso e ammirato il giardino ‘napoletano’, così chiamato perché riprende le strutture quadrangolari e geometriche, la disposizione centrale del pozzo, il ninfeo e le maioliche, elementi tipici dell’architettura partenopea del 1700. Il giardino offre una vista straordinaria sul mare e sulla facciata destra del Palazzo, sulla quale è visibile una bifora risalente all’edificio medievale originario.

Infine abbiamo visitato la Pinacoteca del Palazzo, che ospita i quadri dei fratelli Palizzi; primo fra tutti il rivoluzionario Filippo Palizzi, nelle cui opere è evidente il ruolo centrale del paesaggio e degli animali a richiamare Vasto e la sua unica ricchezza naturalistica.

Una visita breve ma affascinante alla scoperta di tesori così vicini a noi, tracce della nostra storia, di cui spesso ci dimentichiamo.

Arianna Roberti