Otto marzo e quei diritti che ancora non ci sono

L’8 marzo è una data che ogni anno porta con sé numerose riflessioni. L’8 marzo è un ripercorrere tutte le conquiste raggiunte, ma anche un riflettere sulla situazione attuale, sui problemi e le criticità presenti ancora oggi nella società, non solo occidentale. È un ragionare sulla condizione e sull’errata percezione della donna che permane tuttora in molte persone, nonostante la progressiva emancipazione. Donne viste ancora come oggetto, come proprietà, come trofeo o addirittura come minaccia. E quindi l’obiettivo è proprio quello di sradicare una mentalità così permeata e diffusa, a partire anche e proprio da quando si è piccoli.

Ma l’8 marzo è anche una data in cui opinionisti, giornalisti, studiosi di statistica, decidono di risvegliarsi all’improvviso, iniziando a tirare fuori numeri, dati, modelli, percentuali, senza interrogarsi sulle reali motivazioni storiche e contemporanee che si celano dietro una ricorrenza così importante come la Giornata internazionale della donna. C’è chi fa notare come in politica ci siano ancora pochissime donne, chi continua ostinatamente a chiedere come mai non esiste anche una giornata dell’uomo, chi afferma che non ci sono più le femministe di una volta.

Questa ricorrenza trascina con sé, però, un significato molto più grande, racchiuso nei più di 100 anni di storia che ci separano dalle prime azioni che hanno poi portato a celebrarla ogni anno: più di 100 anni (la prima celebrazione, seppur non l’8 marzo, ci fu nel 1909) in cui le motivazioni di questa giornata sono sicuramente cambiate, ma non lo sono l’intensità, la potenza e l’attualità del messaggio lanciato da quelle donne che manifestarono per i loro diritti. Alcuni di questi diritti sono stati conquistati, e anche il raggio d’azione si è fortunatamente allungato: dal concentrarsi solo su donne bianche perlopiù borghesi, oggi l’8 marzo rappresenta, o dovrebbe rappresentare, una giornata dedicata a tutte le donne, intersezionale. C’è, però, ancora molto da fare.

“Uomo, sei capace di essere giusto? E’ una donna che te lo chiede. Dimmi: chi ti ha dato il potere sovrano di opprimere il mio sesso?”

Nel 1071 scriveva così l’attivista francese Olympe de Gouges, che morirà ghigliottinata per aver sfidato il potere con la sua “Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina”. Eppure oggi le stesse domande tornano per le strade e nelle piazze del mondo.

La storia delle donne è un filo rosso che attraversa secoli e battaglie: averne cura, oltre che un diritto, è un dovere.