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Il criminologo Vincenzo Musacchio intervistato dai ragazzi del Liceo “Janson de Sailly” di Parigi sulle nuove mafie transnazionali. 

Le nuove mafie sono ormai integrate nel tessuto politico ed economico-finanziario. La ‘ndrangheta domina la scena europea ed internazionale. Le convergenze di interessi le uniscono sempre di più con lo scopo di sfruttare le ricche occasioni di investimento, dall’arrivo dei fondi pubblici, come il Pnrr, fino agli altri aiuti economici europei.

di Stephane Faguett

Nei prossimi anni ci saranno molti investimenti importanti e notevoli flussi di denaro, secondo lei, le mafie sono già pronte per accaparrarsene una buona parte?

Assolutamente sì, sono pronte e da tempo. Basterebbe monitorare i flussi finanziari nei settori di interesse delle mafie, come ad esempio gli appalti ed i subappalti, per comprendere come le mafie si siano organizzate. Credo che i subappalti saranno il settore dove le vedremo operare maggiormente. Il monitoraggio in itinere sarà determinante per creare un minimo argine alle infiltrazioni.

Professore, ci può spiegare come avviene l’infiltrazione della criminalità organizzata nell’economia?

Come ho più volte detto non parlerei più di infiltrazione ma di integrazione. C’è un’accentuata vocazione imprenditoriale a collaborare con le mafie traendo reciproci benefici. Le nuove mafie oggi offrono servizi a prezzi fuori mercato per cui altamente convenienti. Sono evasori totali, non versano i contributi previdenziali o le imposte, fanno compensazioni non dovute con crediti inesistenti. In questo modo non hanno concorrenti e alterano le regole del mercato. Lavorare per loro e con loro conviene.

C’è quindi una responsabilità dell’imprenditoria?

Direi che è evidente. Parlerei di complicità, di collusioni e di contiguità e preciserei di una parte dell’imprenditoria. I poli economico finanziari spesso si conformano alle penetrazioni criminali più sofisticate. Si ricicla si investe, si creano crediti di imposta fittizi poi immessi sul mercato per ottenere liquidità. La cooperazione tra mafie e imprenditoria credo sia sotto gli occhi di tutti in molti settori economici (edilizia, trasporti, turismo, rifiuti, tanto per citarne i più evidenti).

L’attuale legislazione antimafia europea è idonea per contrastare queste nuove mafie?

L’impianto strutturale è ancora insufficiente, andrebbe aggiornato e adeguato alle metamorfosi delle nuove mafie. Personalmente introdurrei nei singoli Stati membri dell’Unione europea il 416 bis italiano. Le mafie moderne non perseguono più solo un controllo territoriale. Attualmente mirano al dominio di settori dell’economia e della finanza. Bisogna prendere atto di questa mutazione e creare gli strumenti e le strategie per combatterla.

In questa fase storica, possiamo dire che esiste una mafia diversa da quella a cui siamo abituati a pensare?

Assolutamente sì. Le mafie si sono evolute e si sono adeguate al tessuto politico, economico, finanziario e sociale dei territori ove operano. Oggi sono mercatistiche, transnazionali e corruttive. La mafia che ha subito maggiori metamorfosi è sicuramente la ‘ndrangheta. Oggi non si fanno la guerra, ma concludono affari insieme spartendosi gli immensi guadagni illeciti. Sono presenti anche qui da voi in Francia. Sono invisibili ma vi assicuro che ci sono.

I fondi del Pnrr, le prossime Olimpiadi, le grandi opere pubbliche, potranno essere preda di infiltrazioni mafiose?

Toglierei il condizionale. Da noi in Italia i controlli antimafia contabili e amministrativi ridotti ai minimi termini, l’abrogazione dell’abuso d’ufficio e la modifica del traffico di influenze illecite apriranno, di fatto, la strada alla pervasività mafiosa. Occorreva un intervento ad hoc che non c’è stato. Da studioso ne prendo atto e ritengo presto vedremo le conseguenze di queste scelte politiche non condivisibili. In Europa non credo la situazione sia migliore.

I traffici di sostanze stupefacenti, di armi, di esseri umani e di rifiuti sono ancora le entrate principali delle mafie?

Solo su questi settori da lei citati c’è un giro d’affari complessivo, stimato anche dall’Eurispes, di circa 200 miliardi di euro l’anno (l’10% del Pil). In tali traffici normalmente l’elemento caratterizzante l’organizzazione criminale è la transnazionalità. Le mafie contemporanee sono capaci di agire in più Stati. La criminalità organizzata transnazionale vede coinvolti i clan messicani, colombiani nello smercio di narcotici, le triadi cinesi, i clan albanesi, la mafia russa, quella nigeriana, la yakuza giapponese e le organizzazioni mafiose italiane tra le quali domina nettamente la ‘ndrangheta.

In conclusione, lei pensa che riusciremo a sconfiggere queste nuove mafie?

Mi auguro di sì. Dovremo riuscire nell’intento di creare una società civile responsabile e consapevole. Serve un moto rivoluzionario, una risveglio delle coscienze a livello europeo. Come diceva Giovanni Falcone occorre che ognuno di noi faccia il proprio dovere e ci sia la partecipazione attiva dei cittadini. Le nuove mafie sono totalmente diverse da quelle del passato che oggi costituiscono un pericolo globale e crescente per la sicurezza e l’economia degli Stati. Oggi operano agevolmente sul web, controllano il cyberspazio, un settore molto redditizio e poco rischioso utilissimo ad incrementare i loro già ingenti guadagni. Per provare a sconfiggere queste nuove mafie credo ci sia ancora molta strada da percorrere perché le giovani generazioni hanno posto in secondo piano la violenza e sono diventati manager abilissimi nel corrompere. Se noi tutti – nessuno escluso – non saremo capaci di comprendere tali metamorfosi, non riusciremo ad affrontare queste mafie e la battaglia sarà persa.

Vincenzo Musacchio, criminologo forense, giurista, associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). È ricercatore indipendente e membro dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra.