Trent’anni fa l’uccisione di Don Peppe Diana

30 anni fa, a Casal di Principe veniva ucciso Don Peppe Diana. Era il 19 marzo 1994.

Ho sentito parlare di lui, per la prima volta, il 6 marzo scorso, mentre mi trovavo, insieme alla mia classe,  nell’auditorium della scuola per la Giornata dei Giusti. Quella mattina sono stati ricordati diversi nomi, Luca Attanasio, Rigoberta Menchú, Gino Bartali, ecc., ma il nome che più mi è rimasto impresso è stato proprio quello di Don Peppe Diana, presbitero, attivista e scout italiano, assassinato dalla camorra per il suo impegno contro la criminalità organizzata. 

Don Diana aveva sicuramente tantissimo coraggio. Cercava di aiutare le persone in situazioni rese difficili dalla camorra negli anni del dominio assoluto del clan dei casalesi, non si rassegnava a certe situazioni, denunciava con forza la criminalità organizzata, invitando i suoi fedeli a non sottostare al sistema della camorra e a riscoprire i valori legati alla legalità e alla solidarietà.

Famosa la lettera Per amore del mio popolo”, letta nel Natale del 1991, da lui promossa e poi sottoscritta da tutti i parroci della forania di Casal di Principe. È anche per quella lettera che venne assassinato nella sacrestia della sua chiesa, la parrocchia di San Nicola di Bari, la mattina del 19 marzo 1994, giorno del suo onomastico, mentre si accingeva a celebrare messa. Gli vennero sparati 5 proiettili che andarono tutti a segno: due alla testa, uno al volto, uno alla mano e uno al collo.

La sua è una testimonianza di coraggio, di forza, di speranza e di amore per il suo popolo. I giusti come Don Peppe Diana sono i veri eroi del nostro tempo e ci dimostrano che è possibile resistere al male col bene. Ma chi sono i giusti oggi? I giusti di oggi sono coloro che con le loro azioni testimoniano il valore della responsabilità individuale, della solidarietà, della pace e della giustizia; sono persone che si oppongono ai crimini contro l’umanità, ai totalitarismi, al terrorismo, alla violenza, alla discriminazione, alla povertà e ad ogni sopruso.

Diventare giusto non è facile, ma neanche impossibile. Richiede una scelta di coscienza, di volontà e impegno. Credo che sia fondamentale avere il coraggio, quel coraggio che ci ha dimostrato don Peppe Diana schierandosi contro la camorra, il coraggio di Rigoberta Menchú che ha fatto attivismo in luoghi dove non era concesso, ma anche il coraggio di Gino Bartali eroe silenzioso della Resistenza. 

Auspico un futuro migliore dove ognuno, stimolato anche dall’esempio dei giusti, ogni giorno possa trovare il coraggio di fare la cosa giusta!

Greta Mastrodicasa