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Incontro con Andrea Di Petta – istruzioni per una “pura vida”

Dopo aver preso parte all’intervista-testimonianza di orientamento l’ex studente del Liceo Musicale Andrea di Petta resta sul palco per ritagliarsi uno spazio tutto suo, sempre in linea con i temi del confronto appena concluso: l’esperienza al liceo, il rapporto con compagni e professori, come affrontare il nostro futuro.

Il suo discorso ha un inizio insolito: la storia di un contadino cinese che, di fronte ai commenti dei suoi compaesani sulle disgrazie e colpi di fortuna che gli succedono, risponde sempre ‘Forse sì, forse no, vedremo’. La morale è: giudichiamo sempre le cose che ci succedono, senza vedere i risvolti futuri che possono avere.

A partire da questa riflessione, ci invita a vivere nella maniera più serena possibile i cinque anni di liceo che, dice, sono stati i migliori e condivide un po’ di aneddoti personali: la nota presa per aver staccato la porta, la commovente canzone scritta dal compagno per celebrare la fine del loro percorso, o ancora ‘quella volta che abbiamo portato la porchetta in classe’ con tanto di foto allegata -e con la raccomandazione di non rifarlo-.

Questo per dire che, al fine di godersi le superiori, è necessario circondarsi di amici e persone che ci aiutino e ci facciano bene e che la stessa scuola che percepiamo come nostro peggior nemico può proteggerci e aiutarci quando attraversiamo un periodo difficile.

Andrea fa riferimento ai suoi periodi difficili, prima tra tutti una perdita importante che lo ha lasciato un po’ perso e lo ha costretto a crearsi ‘una nuova guida da solo; l’insicurezza si è poi tradotta in un enorme dubbio su cosa fare. Racconta il suo viaggio-rivelazione in Olanda, dove ha comprato il suo primo libro di crescita personale, e da qui il capire che “se c’era una guerra interiore, da qualche parte doveva esserci una pace”.

Poi la scelta di provare ad entrare a fisioterapia, una scelta che definisce “presa con la mente, non con il cuore” perché frutto di un modello e non di una volontà o di una vocazione precisa e ci insegna che anche un fallimento, come un test d’ingresso non passato per pochi punti, può essere, tutto sommato, soddisfacente.

Il piano B, infermieristica, si rivela inadeguato anche a fronte di un momento complicato ed ecco che arriva il Covid. La pandemia diventa -sorprendentemente- un punto di salvezza, una svolta positiva, dal momento in cui gli permette di dedicarsi a corsi di formazione online su ciò che lo appassiona davvero, e che oggi costituisce il suo lavoro. I corsi di quel genere per lui rappresentano l’occasione per prendere atto di quanto la vita sia piena di opportunità e per conoscere persone non convenzionali; per noi potrebbero invece rappresentare un’alternativa al lavoro-o-università al quale siamo abituati, ci fa notare.

La sua storia non è perfetta né straordinaria e proprio per questo è un grandissimo esempio: non possiamo pretendere o aspettarci che vada sempre tutto secondo i piani, e nemmeno di essere sempre decisi e risoluti. “Confondetevi! Aprite i vostri orizzonti!” ci dice, perché la strada battuta è la più comoda ma non ha eguali con la possibilità di sperimentare un cambiamento, ed evidenzia l’importanza di trovare un lavoro che rispecchi non i nostri desideri, ma lo stile di vita che vogliamo intraprendere.

Riporta a tal proposito la sua scelta di abbandonare la carriera da musicista, maturata durante un viaggio in treno: Mi sono chiesto: ‘ma se volessi prendermi un mese di tempo per fare il cammino di Santiago potrei farlo?’ e la risposta era no. E visto che volevo viaggiare, avere orari più flessibili, insomma, fare altro, ho dovuto cambiare. Quando sono arrivato a Santiago ho ripensato al giorno in cui ero sul treno a prendere quella decisione”.

Andrea parla di meditazione, di liberare la mente, di responsabilità -come respons abilis, capacità di rispondere (alla vita, alle difficoltà)-, di motivazione e di ‘stare nel chilling’, lo fa con noi ma lo fa anche di lavoro. Sui social si chiama @_thaba__, ‘Pura Vida’ è il suo motto -ma è anche filosofia e stile di vita- e il suo è un mestiere nuovo e insolito, ma non per questo lo fa sentire meno realizzato. Soprattutto, è un mestiere che nasce da profonde necessità interiori: ‘Come il contadino cinese, fai il meglio che puoi con ciò che hai vissuto, perché la tua vita non dipende da ciò che ti accade ma da come rispondi’.

Con l’invito ad educarci e formarci, a lavorare su di noi, perché ognuno è la più grande risorsa di sé stesso: per stare sereni, ‘nel chilling’ nonostante le difficoltà, per riuscire a cavalcare le onde della vita e sfruttare al massimo tutte le occasioni che questa ci offre. Insomma, per vivere una ‘Pura Vida’.

Arianna Roberti