Diario di un prigioniero – Il Conforto

Tuttavia con lo Psicologo, arriva anche il Conforto – Ragione o Religione. 

Ma stavolta Caparezza si discosta dall’arte, cercando sostegno, non più nella musica, bensì nella fede

“Forse sarà l’età

Ma voglio un culto da osservare per essere libero di privarmi della mia libertà”.

Arrivati ad un determinato momento della propria vita, ci si rende conto di quanto tutto sarebbe più semplice, sereno, felice, se si trovasse conforto nella religione. 

Però, incapace di affidarsi ad una sola di esse, aderisce a tutti i credi che conosce.

Ma si tratta di una tranquillità passeggera, temporanea. 

Alla fine, infatti, lo scetticismo prende il sopravvento ed egli viene sopraffatto dal “Confusianesimo”.

Con la sua inconfondibile ironia, Caparezza critica la fede, e con essa anche il suo venir inculcata fin da piccoli, quando non si hanno ancora le armi per difendersi o comprenderla. 

 Nota dopo nota, con una semplicità disarmante, il cantautore rende chiaro il reale motivo per cui le religioni restano ancora in piedi dopo secoli, nonostante le loro gambe traballanti: ognuno possiede la reale libertà di interpretarle secondo le proprie necessità e trovarvi risposte senza seguirle davvero. 

Ed è questa riflessione che porta l’autore ad esprimere nel brano una tangibile repulsione nei confronti di un qualsiasi credo, simulacro dell’ennesima prigione che intrappola al proprio interno, senza però concederla davvero quella speranza di fuga.

Con la sua serietà sottile, Caparezza riesce a dare vita, ancora una volta, ad un testo terribilmente attuale. 

“C’è una scienza dietro le religioni: il testo epico, l’impianto scenico,

nuove barriere, nuove prigioni. 

Non mi immedesimo, Confusianesimo”