Isabella d’Este la “Signora del Rinascimento”

Posta dal destino a cavallo di due epoche, Isabella ha incrociato i giganti dell’arte e della politica che hanno reso unico il Rinascimento italiano ed europeo negli anni tra ‘400 e ‘500.

Isabella ha costruito giorno dopo giorno, con tutti i mezzi a sua disposizione, il suo mito di “Signora del Rinascimento”. Individuò nell’eleganza, nella raffinatezza e nella letteratura gli strumenti migliori per prevalere su tutti. Viene Definita “la prima donna del mondo” per la quantità di relazioni che coltiva, e per la sua sete di conoscenza per tutto ciò che l’intelletto e la cultura potevano esprimere al meglio in quel tempo. La sua fama era anche favorita dal fatto che qualsiasi scrittore, a livello europeo, parlasse di lei nelle proprie opere.

Nacque nel maggio del 1474,  quando Ferrara  era sotto il ducato di suo padre, Ercole I D’Este, uomo d’armi e mecenate. Il ducato di Ferrara non è un grande stato, ma è strategicamente importante, perché controlla la navigabilità del Po, il principale fiume d’Italia e la più importante via di comunicazione della Pianura Padana. Per garantire la stabilità  e la sicurezza del piccolo regno, mise sul tavolo degli affari le due figlie, Isabella e Beatrice, per allearsi col Ducato di Mantova e di Milano.

Isabella non era un esempio di bellezza, ma di certo aveva carattere. Era determinata, autorevole, ma anche autoritaria. Mirava molto ad essere la più elegante, la più curata, la più colta, la più temuta . è così famosa grazie alla quantità delle fonti che la riguardano, per questo definita “grafomane” (tra le lettere ricevute e quelle mandate ha prodotto più di 30 000 lettere). Isabella aveva la tenacia e disposizione alla lotta: armi vincenti per garantirsi qualunque primato.

Non potendo puntare sulla bellezza per primeggiare, Isabella spese energie e denaro nel collezionismo d’arte, creando, nella sua corte, uno studiolo e una grotta, ambienti privati destinati alla meditazione e alla contemplazione del bello. In questi ambienti raccoglieva dipinti di altissima qualità, degli artisti più importanti, collezioni di pietre incise, di vasi, sculture, gioielli. Lo scopo dello studiolo era quello di dimostrare la supremazia della bellezza intellettuale sulla bellezza carnale.

La difficoltà ad avere un erede maschio fu la causa delle tante tensioni tra Isabella e il marito, Francesco Gonzaga e Duca di Mantova, e porterà la duchessa a sviluppare un odio verso le figlie femmine.

Il più difficile dei duelli affrontati fu con Lucrezia Borgia, la quale aveva una pessima fama, frutto di anni e anni passati ad essere lo strumento delle alleanze politiche del padre e del fratello.  Isabella era gelosa della nuova duchessa di Ferrara, per il fatto che, fino a prima del suo arrivo, era lei la prima donna della sua città. Lucrezia si informava sui vestiti di Isabella, le portava via i poeti, obbligandoli a scrivere sonetti su di lei. Inoltre, dalla voci del tempo mai smentite, fu riportata una relazione tra la nuova duchessa di Ferrara e il duca di Mantova. Isabella e Francesco, durante il loro matrimonio, hanno vissuto per poco tempo sotto lo stesso tetto, preferendo avere due dimore distinte. Isabella morirà nel 1539, dopo aver speso una vita a perseguire il modello di una Venere celeste tutta spirito e virtù e cultura.

Dopo la morte del marito in seguito allo scontro tra il Papato e la Repubblica di Venezia, Isabella ebbe le redini del regno fino al compimento della maggiore età del primogenito Federico. Ma Federico si rivelò un problema per il Ducato, così Isabella decise di andare via e si recò in pellegrinaggio a Roma. Nel 1527, durante il sacco di Roma, avrà un ruolo fondamentale per aver salvato circa un migliaio di persone a palazzo Colonna.

A quasi 60 anni, il suo ultimo desiderio era quello di avere un suo vero ritratto, che commissionò a Tiziano. Il quadro rappresentava a pieno come Isabella era stata in vita, e come effettivamente voleva essere ricordata.

Isabella morirà nel 1539. Dimostrò di saper governale anche meglio di un uomo, riuscendo a conciliare gli interessi della Casata alle esigenze del popolo, evidenziando come la bellezza delle virtù e del sapere batte quella carnale, meritandosi effettivamente il titolo di “Signora del Rinascimento”.

Angelica Buccigrossi