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L’orfanotrofio Genova Rulli: le piccole storie del nostro territorio

Pochi sanno che Vasto ha ospitato uno dei più grandi orfanotrofi del tempo. Originariamente era solo un terreno appartenente ai Baroni Luigi e Alfonso Genova Rulli i quali, non avendo eredi diretti, decisero di impiegare i loro vasti possedimenti in opere di beneficenza. Il Barone Alfonso li concesse per la Diocesi di Chieti-Vasto mentre il fratello decise di far erigere un orfanotrofio per accogliere le orfane di Vasto. 

Luigi Rulli affidò la costruzione a un Consiglio di Amministrazione, il quale presidente Filoteo Ricci, nell’aprile del 1944, riuscì a mettere in moto i lavori di realizzazione.
L’amministrazione dell’orfanotrofio fu data alle suore della Croce che avevano anche il compito di dare un’educazione scolastica e religiosa alle ragazze, inizialmente solo nelle ore diurne, dunque le fanciulle venivano portate dalla loro casa fino alla struttura ogni giorno con un servizio di cavallo e carrozza. Successivamente l’ opera fu nota a più persone e, nel settembre del 1949, si decise di trasferire la struttura nel palazzo di Punta Penna, già proprietà della famiglia d’Avalos, per renderlo un vero e proprio orfanotrofio, in cui le ragazze trascorrevano anche le ore notturne.
 
 
Il palazzo era di antica costruzione e quindi con un grandissimo valore architettonico e artistico, costituito da due piani con al centro uno spazio aperto, con un pozzo per la raccolta dell’acqua piovana.
L’edificio inoltre era circondato da un enorme giardino, curato dalle suore e dalle ragazze, e da una grande muraglia avente quattro torri agli angoli con scopo difensivo. 
Il piano terra ospitava la mensa, la cucina, una grande dispensa, un refettorio e un salone per l’accoglienza degli ospiti mentre nel secondo piano vi erano i dormitori, le aule scolastiche, tra cui una dedicata a corsi di cucito e servizi igienici, parecchio efficienti per l’epoca.
La struttura ospitò ben 55 ragazze di tutte le età che grazie alle suore riuscirono anche a partecipare a delle visite esterne al loro ambiente, come Venezia o piccole località sulle Dolomiti.
 
A causa dei dissesti idro-geologici, però, la struttura venne dichiarata inagibile solo dopo pochi anni. Venne trasferita e successivamente chiusa: le orfanelle vennero affidate ai servizi sociali.
Sebbene sia inaccessibile attualmente l’edificio, nonostante i vari dissesti, è ancora in piedi e racchiude un frangente di storia della nostra città ancora poco conosciuto.
 
Alice Racciatti