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“Pane, Pace, Lavoro” la Resistenza Ligure è anche donna

di Emanuele Bennati, Giulia Masullo, Martina Rosillo, Lidia Rossi, 2d

Lavoratori e casalinghe, vecchi e giovani, uomini e donne: la Resistenza fu di tutti.

è una foto che presenta la morfologia del territorio
Alta Via dei monti Liguri

Nella regione le agitazioni contadine erano praticamente inesistenti, a causa dello spezzamento di proprietà dovuto alla morfologia del territorio, e la Liguria si presentava come un mondo sostanzialmente chiuso dalle montagne e con un’agricoltura di pura sussistenza. D’altro canto grazie alla produzione d’armi durante la prima guerra mondiale, lo sviluppo industriale era stato senza precedenti. Ma quando migliaia di persone insoddisfatte si trovano ammassate nello stesso posto, con il pericolo costante di non servire più all’industria, si formò un ceto sociale che voleva esprimersi e far sentire la proprio voce.

Le donne aiutano in casa, in strada…

Nel giugno 1940, quando l’Italia entrò in guerra, i sentimenti del popolo erano, in generale, poco favorevoli al conflitto e alle sue distruttive e inevitabili conseguenze, memore della povertà e dei lutti subiti durante il primo conflitto.

Fin dall’ inizio del conflitto mondiale, le donne furono in prima linea nel collaborare al fenomeno di renitenza alla leva: escogitando strategie e trucchi, sottraevano gli uomini agli obblighi militari oppure li nascondevano in rifugi sicuri. Per agevolare il pericoloso rientro a casa dei militari, si fingevano loro mogli o parenti nell’accompagnarli alla stazione, insegnavano loro le vie più impervie attraverso cui evitare i controlli tedeschi, nascondevano le merci e i viveri loro necessari sotto le gonne. Nelle città le donne aprirono le loro case a riunioni cospirative a favore della Resistenza e le più formate culturalmente tenevano i rapporti con gli alleati e si occupavano di reclutare nuovi partigiani.

Usavano inoltre il luogo di lavoro per svariate attività di resistenza: le maestre, le insegnanti e le redattrici sensibilizzavano la popolazione alla lotta al nazifascismo, le infermiere, le dottoresse e le farmaciste, oltre a curare i partigiani, li rifornivano di medicinali, le impiegate del Comune falsificavano le tessere e i documenti a favore di ricercati o combattenti.

                                                         …e nelle fabbriche

volantino ritrovato a La Spezia riguardo la resistenza operaia
Volantino ritrovato a Migliarina, La Spezia- 24 febbraio 1944

Oltre a questo non bisogna dimenticare che le donne delle famiglie più umili subentrarono nelle fabbriche prendendo il posto dei loro mariti impegnati al fronte. In quegli anni erano loro a mandare avanti l’intera famiglia, con stipendi dimezzati rispetto ai loro colleghi uomini. Non smisero mai di farsi sentire, nemmeno il 15 maggio del 1938, quando a poca distanza dal comizio di Mussolini in Piazza della Vittoria, le donne scioperarono e non ebbero più paura.

 


In occasione della ricorrenza del 25 aprile vorremmo celebrare il ricordo delle donne liguri che non hanno mai smesso di lottare per la nostra libertà.

“Mimma cara, la tua mamma se ne va pensandoti e amandoti, mia creatura adorata, sii buona, studia ed ubbidisci sempre gli zii che t’allevano, amali come fossi io. Io sono tranquilla. Tu devi dire a tutti i nostri cari parenti, nonna e gli altri, che mi perdonino il dolore che do loro. Non devi piangere né vergognarti per me. Quando sarai grande capirai meglio. Ti chiedo una cosa sola: studia, io ti proteggerò dal cielo. Abbraccio con il pensiero te e tutti, ricordandoti. La tua infelice mamma”.  

foto di Paola Garelli, donna che ha partecipato alla resistenza Ligure
Paola Garelli, nome di battaglia Mirka

Paola Garelli (Mirka) nacque a Mondovì il 14 maggio 1916. Faceva la pettinatrice, e nell’ottobre del 1943 entrò a far parte della Brigata SAP “Colombo” a Savona, dove assunse il ruolo di staffetta, rifornendo i partigiani di viveri e armi. Dopo solamente un anno venne arrestata, precisamente nella notte fra il 14 e il 15 ottobre, quando venne rapita nella notte dalle Brigate Nere

 

targa in memoria dei partigiani uccisi

Portata nella sede della Federazione Fascista di Savona, venne torturata e fucilata senza processo l’1 novembre 1944 nel fossato della Fortezza Priamar di Savona, insieme a cinque partigiani: Giuseppe Baldassarre, Pietro Casari, Luigia Comatto, Franca Lanzone e Stefano Peluffo. Morì così a ventotto anni, lasciando una figlia ancora troppo piccola per comprendere le grandi ingiustizie. Oggi, una targa la ricorda nel luogo in cui è stata uccisa.

Però dopo diversi anni nessuno ne sapeva più nulla, a differenza di tante altre donne non aveva chiesto il riconoscimento di partigiana e si era addirittura eclissata. Ora Guglielma nonostante i suoi 103 anni è ancora molto lucida e forte, ha deciso dopo svariati anni di uscire allo scoperto e di partecipare alla sua prima manifestazione proprio nella sua città. Spiega che dopo aver mantenuto un lungo silenzio, come ci ha raccontato il figlio, ha deciso di testimoniare l’orrore della guerra che ha vissuto in modo da tutelare i giovani d’oggi .


Alice Noli: una donna, una partigiana, una brigata

Felicita Agostina Noli fu una delle grandi donne partigiane che grazie alle proprie azioni contribuirono all’acquisizione della libertà contro l’occupazione Nazista.

Alice Noli

Nacque a Genova nei pressi di Campomorone nel 1906. All’età di 37 anni, in seguito all’Armistizio dell’8 Settembre del 1943, incominciò a collaborare con i partigiani liguri. Successivamente si unì lei stessa alla resistenza e venne introdotta sotto il nome di “Alice”. Il suo compito all’interno della resistenza non fu quello di agire sul campo di battaglia, bensì di fornire approvvigionamenti per il resto dei compagni poiché questi erano impegnati a fronteggiare le forze Nazifasciste sui monti. Felicita era una donna molto sensibile e altruista, ne è un esempio il fatto che avesse difeso un repubblichino dagli antifascisti, poiché padre di un bambino piccolo. 

Benché avesse compiuto buone azioni, la sua bontà non intenerì i Nazifascisti che la arrestarono più volte per diverse cause, tra cui quella di essersi fermata dinanzi ad un camion nazista che stava trasportando alcuni suoi compagni catturati e aver puntato una mitraglietta contro l’ufficiale alla guida.

Perché non va dimenticata la sua storia

Nonostante tutti gli arresti e le catture, grazie alla propria intelligenza, Felicita riuscì a cavarsela fino al 1944, anno in cui venne arrestata per l’ultima volta, portata all’interrogatorio, picchiata a sangue per tutta la notte e infine fucilata insieme ad altri 5 prigionieri nei pressi di Campomorone al fine di vendicare l’omicidio di due soldati fascisti.

la via in suo onore -Sampierdarena

Ciò che Felicita fece in nome della libertà e in nome del nostro paese non verrà mai dimenticato e tantomeno la sua tenacia, la sua bontà, la sua intelligenza e la dedizione che utilizzava in qualunque compito le venisse assegnato. In nome del proprio servizio alla lotta per la libertà il raggruppamento da lei organizzato assunse il nome di “Brigata Garibaldi SAP Alice Noli” l’unico composto solo da donne che presero parte a numerose operazioni contro il dominio Nazista.


Guglielma Bertini, oggi parla per i giovani 

Quest’anno il 25 aprile si è tenuto a Genova, come ogni anno, un corteo ove era presente anche una delle partigiane più anziane d’Italia. 

“ Sono qui oggi per lanciare un messaggio ai giovani contro le guerre, voglio uscire e raccontare tutto quello che ho passato perché sono molto preoccupata e non voglio che nessuno possa rivivere quello che abbiamo vissuto noi in quei terribili anni”.

Così inizia il suo discorso al corteo Guglielma Bertini, 103 anni, partigiana per una vita intera e con nome di battaglia “partigiana Gianna “.

Guglielma Bertini al corteo, donna che ha partecipato alla resistenza Ligure
Guglielma Bertini al corteo del 25 aprile 2024

Questa donna così coraggiosa e forte si trova in piazza per la prima volta accompagnata dal figlio e dal presidente dell’ ANPI Massimo Bisca. Il figlio racconta di non averla mai sentita parlare delle sue imprese: “io non ho mai saputo chi fosse e cosa facesse, non mi ha mai raccontato niente“ dice “solo tre anni fa sono venuto a conoscenza di certi fatti, prima sapevo che fosse partigiana ma niente più. Quando lavorava aveva l’ordine di non parlare e lo ha mantenuto anche una volta tornata a casa , mai sentito nulla sulle sue esperienze dopo la fine della guerra “. 

Una storia nell’ombra

Anche se per anni non ha mai detto nulla, oggi sappiamo che ha avuto davvero una vita travagliata: è stata arrestata, dopo un lungo periodo di reclusione fu mandata alla casa del fascio di Sampierdarena, ma suo fratello riuscì a farla evadere e così scappò e si nascose a lungo nell’Oltrepò pavese.  Per quanto riguarda la città natale di Guglielma, Genova, è molto importante citare la brigata partigiana femminile “Alice Noli“ di Sampierdarena; tra le partigiane che la componevano, secondo i documenti dell’epoca, c’era anche Guglielma Bertini .

Corteo 25 aprile-Genova

Però dopo diversi anni nessuno ne sapeva più nulla, a differenza di tante altre donne non aveva chiesto il riconoscimento di partigiana e si era addirittura eclissata. Ora Guglielma nonostante i suoi 103 anni è ancora molto lucida e forte, ha deciso dopo svariati anni di uscire allo scoperto e di partecipare alla sua prima manifestazione proprio nella sua città. Spiega che dopo aver mantenuto un lungo silenzio, come ci ha raccontato il figlio, ha deciso di testimoniare l’orrore della guerra che ha vissuto in modo da tutelare i giovani d’oggi .